Un Passo tutto sulla Resurrezione!

Cari amici, il prossimo dei Cinque Passi sarà interamente dedicato a riflettere sul mistero della Resurrezione. Quando un cattolico alla domenica dice di credere nella “resurrezione della carne” a cosa dice di credere? La parola greca nel manifesto σάρξ vuol dire proprio questo: CARNE!

Cosa possiamo dire a proposito? Come immaginarla? Quando sarà?

Questo è l’ultimo Passo del ciclo 2022-2023 e vorremo come sempre che fosse una festa. Siete tutti invitati di cuore a essere con noi in carne e ossa come un tempo.

Avremo con noi il grande maestro Ambrogio Sparagna e il Coro di Lauda Popolare San Filippo Neri diretto da Annarita Colaianni che impreziosiranno il nostro stare insieme con alcuni canti antichi, profondi e sinceri.

Ci sarà anche un annuncio importante che riguarda tutte le persone che da tanti anni seguono i Cinque Passi.

L’appuntamento è sabato 25 Marzo alle ore 16.00 qui alla Chiesa Nuova (Santa Maria in Vallicella), ma chi fosse malato o impossibilitato potrà vedere il Passo in diretta streaming da questo link.

Vi aspettiamo con tanta gioia

padre Maurizio

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Mercoledì della IV settimana di Quaresima

Audio Omelie

29 Marzo 2017

9 Marzo 2016


Questa mattina dedichiamo il nostro minuto sul Vangelo del giorno per esaltare un grande Catechismo. Il Catechismo degli Adulti che la Conferenza Episcopale Italiana realizzò nel 1995. Il suo titolo era La Verità vi farà liberi. Ho pensato di farvi cosa gradita mettendo il link della pagina da cui potrete comodamente sfogliarlo e consultarlo.

A commento del passo di Giovanni di oggi, in particolare di queste parole, per questo i Giudei cercavano ancor più di ucciderlo, perché non soltanto violava il sabato, ma chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio, riporto il punto 38 intitolato La pretesa cristiana.

Provate per credere!

di Padre Maurizio Botta C.O.

La pretesa cristiana
[38] L’annuncio della Chiesa è precisamente questo: il Mistero infinito ci ha rivolto la parola e addirittura ci è venuto incontro personalmente, con il nome e il volto di un uomo, Gesù di Nàzaret, e ci ha chiamati a vivere insieme con lui per l’eternità. Dio fatto uomo, l’uomo innalzato fino a Dio: nessun’altra religione ha una notizia simile, nessuna offre una speranza più audace. Mentre i grandi uomini religiosi, i profeti e i santi avvertono il proprio nulla davanti alla grandezza di Dio e si sentono peccatori, Gesù di Nàzaret con tranquilla sicurezza si è presentato come Figlio di Dio, uguale al Padre: una follia e una bestemmia sulla bocca di qualsiasi altro. La pretesa è inaudita, ma duemila anni di storia la rendono degna almeno di essere presa in considerazione. Vale la pena esaminarla, senza pregiudizi: un pensiero è veramente libero quando non scarta in partenza nessuna ipotesi. Gesù ha detto: «Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce» (Gv 18, 37). In lui trovano risposta le domande più profonde dell’uomo e la ricerca religiosa dei popoli; in lui il viandante assetato trova l’«acqua che zampilla per la vita eterna» (Gv 4,14), come la trovò un giorno la donna di Samarìa.

Vangelo   Gv 5, 17-30
Dal vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù disse ai Giudei: «Il Padre mio agisce anche ora e anch’io agisco». Per questo i Giudei cercavano ancor più di ucciderlo, perché non soltanto violava il sabato, ma chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio.
Gesù riprese a parlare e disse loro: «In verità, in verità io vi dico: il Figlio da se stesso non può fare nulla, se non ciò che vede fare dal Padre; quello che egli fa, anche il Figlio lo fa allo stesso modo. Il Padre infatti ama il Figlio, gli manifesta tutto quello che fa e gli manifesterà opere ancora più grandi di queste, perché voi ne siate meravigliati.
Come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi egli vuole. Il Padre infatti non giudica nessuno, ma ha dato ogni giudizio al Figlio, perché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre. Chi non onora il Figlio, non onora il Padre che lo ha mandato. In verità, in verità io vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita. In verità, in verità io vi dico: viene l’ora – ed è questa – in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio e quelli che l’avranno ascoltata, vivranno. Come infatti il Padre ha la vita in se stesso, così ha concesso anche al Figlio di avere la vita in se stesso, e gli ha dato il potere di giudicare, perché è Figlio dell’uomo. Non meravigliatevi di questo: viene l’ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce e usciranno, quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna. Da me, io non posso fare nulla. Giudico secondo quello che ascolto e il mio giudizio è giusto, perché non cerco la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.  
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Martedì della IV settimana di Quaresima

Audio Omelie

13 Marzo 2018

28 Marzo 2017

17 Marzo 2015


«Vuoi guarire?» In questo Vangelo di oggi emerge il desiderio irrefrenabile di Gesù di guarire una malattia, una solitudine di 38 anni. È Gesù che si rivolge per primo al paralitico notando il suo dolore. È la compassione di Dio che prorompe.

Poco dopo Gesù lo trovò nel tempio e gli disse: «Ecco: sei guarito! Non peccare più, perché non ti accada qualcosa di peggio»

È ancora Gesù che lo ritrova per dirgli la cosa più importante e lo fa dopo aver evitato la folla, l’applauso, la spettacolarizzazione. L’uomo è comprensibilmente concentrato sul fatto che è stato guarito, ma per Gesù c’è ben di più. Per Gesù questa è la realtà: il peccato è peggio di una paralisi fisica di quasi 40 anni.

I nemici di Gesù non si fermano davanti alla grandezza di questa guarigione, al Bene Smisurato che promana da quest’uomo e diventano ridicoli: «È sabato e non ti è lecito portare la tua barella». Diventano cani che cercano la loro preda: «Chi è l’uomo che ti ha detto: “Prendi e cammina”?». Diventano violenti: Per questo i Giudei perseguitavano Gesù, perché faceva tali cose di sabato.

di Padre Maurizio Botta C.O.

Vangelo    Gv 5, 1-16
Dal vangelo secondo Giovanni
Ricorreva una festa dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. A Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, vi è una piscina, chiamata in ebraico Betzatà, con cinque portici, sotto i quali giaceva un grande numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici.
Si trovava lì un uomo che da trentotto anni era malato. Gesù, vedendolo giacere e sapendo che da molto tempo era così, gli disse: «Vuoi guarire?». Gli rispose il malato: «Signore, non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando l’acqua si agita. Mentre infatti sto per andarvi, un altro scende prima di me». Gesù gli disse: «Àlzati, prendi la tua barella e cammina». E all’istante quell’uomo guarì: prese la sua barella e cominciò a camminare.
Quel giorno però era un sabato. Dissero dunque i Giudei all’uomo che era stato guarito: «È sabato e non ti è lecito portare la tua barella». Ma egli rispose loro: «Colui che mi ha guarito mi ha detto: “Prendi la tua barella e cammina”». Gli domandarono allora: «Chi è l’uomo che ti ha detto: “Prendi e cammina”?». Ma colui che era stato guarito non sapeva chi fosse; Gesù infatti si era allontanato perché vi era folla in quel luogo.
Poco dopo Gesù lo trovò nel tempio e gli disse: «Ecco: sei guarito! Non peccare più, perché non ti accada qualcosa di peggio». Quell’uomo se ne andò e riferì ai Giudei che era stato Gesù a guarirlo. Per questo i Giudei perseguitavano Gesù, perché faceva tali cose di sabato.Facebooktwitterredditpinterestlinkedinmail

Lunedì della IV settimana di Quaresima

Gesù resuscitaAudio Omelie

12 Marzo 2018

27 Marzo 2017

16 Marzo 2015


Vangelo   Gv 4, 43-54
Dal vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù partì [dalla Samarìa] per la Galilea. Gesù stesso infatti aveva dichiarato che un profeta non riceve onore nella propria patria. Quando dunque giunse in Galilea, i Galilei lo accolsero, perché avevano visto tutto quello che aveva fatto a Gerusalemme, durante la festa; anch’essi infatti erano andati alla festa.
Andò dunque di nuovo a Cana di Galilea, dove aveva cambiato l’acqua in vino. Vi era un funzionario del re, che aveva un figlio malato a Cafàrnao. Costui, udito che Gesù era venuto dalla Giudea in Galilea, si recò da lui e gli chiedeva di scendere a guarire suo figlio, perché stava per morire.
Gesù gli disse: «Se non vedete segni e prodigi, voi non credete». Il funzionario del re gli disse: «Signore, scendi prima che il mio bambino muoia». Gesù gli rispose: «Va’, tuo figlio vive». Quell’uomo credette alla parola che Gesù gli aveva detto e si mise in cammino.
Proprio mentre scendeva, gli vennero incontro i suoi servi a dirgli: «Tuo figlio vive!». Volle sapere da loro a che ora avesse cominciato a star meglio. Gli dissero: «Ieri, un’ora dopo mezzogiorno, la febbre lo ha lasciato». Il padre riconobbe che proprio a quell’ora Gesù gli aveva detto: «Tuo figlio vive», e credette lui con tutta la sua famiglia.
Questo fu il secondo segno, che Gesù fece quando tornò dalla Giudea in Galilea.Facebooktwitterredditpinterestlinkedinmail

Salti mortali

Audio Omelie

19 Marzo 2023 (Invidia e confronti, David e… Checco Zalone)

22 Marzo 2020 (Il senso dei miracoli…)

26 Marzo 2017


Abbiamo ascoltato questa sera come lo Sguardo di Dio sulla realtà non guarda a ciò che guarda l’uomo. L’uomo guarda l’apparenza, il Signore guarda il cuore.

L’uomo che vive dello Spirito Santo riceve progressivamente nella sua carne questo Sguardo di Dio che supera le apparenze. Altrimenti si resta fermi all’aspetto, all’imponenza della statura. Senza lo Sguardo di Dio sulla realtà è inevitabile aver paura degli uomini. Il nostro sguardo superficiale è sempre violento. Abbiamo ascoltato come la paura di essere esclusi dalla vita sociale spinse addirittura i genitori di quest’uomo cieco a non interpretare il fatto sconvolgente nell’unico modo possibile perché i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga.

Gesù compie gesti da Creatore: sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco. Usa l’imperativo: va’ a lavarti nella piscina di Sìloe. Pronuncia frasi come questa: Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo, che se non è vera può essere solo da ricovero immediato coatto.

La pretesa di Gesù diventa evidente dall’ultimo “domanda e risposta” con il cieco guarito: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te».  Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui.

E noi domenica dopo domenica siamo riportati sempre davanti a questa sua pretesa di sempre. Come ci poniamo? Vedere o non vedere chi è in verità Gesù Cristo, quando Lui si manifesta: questo è il punto di sempre.

Il salto mortale di questo uomo cieco è doppio. Afferra in volo nel vuoto le braccia tese di Gesù e da cieco diventa vedente, ma poi si libra una seconda volta nell’aria per riafferrare quelle braccia e da vedente diventa veramente Vedente. Quel “Io credo” è la vera vista, è la conclusione del cammino del “vedere”, è ricevere la vista di Dio: Questa infatti è la volontà del Padre mio, che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; io lo risusciterò nell’ultimo giorno». Giovanni 6,40

Ma è possibile un’ostinazione volontaria, assolutamente non innocente del cuore, davanti a fatti luminosi ed evidenti. Ostinazione a non interpretarli nell’unico modo possibile per orgoglio quando sai qual è la verità, ma non vuoi vederla. Qui non si parla di chi è tormentato dal dubbio, di chi vive il suo non-vedere con dolore,  ma di chi dice di “vedere” chiamando male Gesù.

Siccome dite: “Noi vediamo”,  il vostro peccato rimane.

Chiamare “vedere” il respingere Gesù come Male, come una realtà non buona e tenebrosa. E quello che è accaduto a Gesù è accaduto nei secoli alla Sua Chiesa, al Suo Corpo. Per comprendere meglio occorre un brevissimo ripasso dei fondamentali.

Farisei. Conoscono la Legge di Dio, insegnano, sono i leader religiosi.

Pubblicani. Fanno pubblicamente cose contro la Legge, ma lo sanno. Abituati al disprezzo pubblico dei farisei.

Empi. L’empio dice Dio non esiste. Dio non se ne cura. Fanno cose abominevoli.

Giusti. Non impeccabili o moralmente perfetti, pensiamo al “santo” re Davide, sono coloro però, che vogliono diventare santi, vogliono solo ciò che Dio vuole. Non si gettano alle spalle le parole e i comandamenti di Dio.

E oggi? Oggi assistiamo al caso curioso di empi che vivono come se Dio non esistesse, che si comportano come farisei nei confronti non solo dei cristiani farisei, ma anche nei confronti di quelli che desiderano vivere secondo la Volontà di Dio, urlando con gli strumenti mediatici del potere “Noi vediamo”, “Noi abbiamo la visione”. Vorrei allora dare, usando un’espressione di Tex Willer  un bello scrollone alle loro certezze usando le parole di San Paolo.

Cercate di capire ciò che è gradito al Signore. Non partecipate alle opere delle tenebre, che non danno frutto, ma piuttosto condannatele apertamente. Di quanto viene fatto in segreto da [coloro che disobbediscono a Dio] è vergognoso perfino parlare, mentre tutte le cose apertamente condannate sono rivelate dalla luce: tutto quello che si manifesta è luce. Per questo è detto:«Svégliati, tu che dormi, risorgi dai morti e Cristo ti illuminerà».

Obbligato dalla Parola di Dio, fidandomi di Lui, condanno apertamente: le sale segrete delle slot machine, le chat di incontri erotici, gli scambi di coppia, la droga, i festini che non possono esistere senza droga e alcool a fiumi, la schiavitù di migliaia di ragazze schiave sulle nostre strade, pseudo circoli culturali che coprono locali gay, i bagni delle discoteche, i segreti della finanza, i segreti degli usurai. Perché chi ascolta o leggerà possa tornare in sé stesso e ritrovare l’unico abbraccio che dà vita.

Era morto ed è ritornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato!

di Padre Maurizio Botta C.O.

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Sabato della III settimana di Quaresima

Audio Omelie

21 Marzo 2020

30 Marzo 2019

10 Marzo 2018


Vangelo         Lc 18, 9-14
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri:
«Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano.
Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”.
Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”.
Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato». 
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