Corso di preparazione al Sacramento del Matrimonio 2024

Carissimi amici,

è con gioia che vi annuncio l’inizio del prossimo corso di preparazione al Sacramento del Matrimonio 2023.

Il corso sarà composto da 9 incontri non è riservato solo ai fidanzati che hanno già deciso di sposarsi, ma anche a fidanzati che desiderano fare un discernimento come coppia per decidere se sposarsi o anche a giovani (sotto i 30) che desiderano comprendere meglio il senso di sposarsi in Chiesa.

Gli incontri sono al Sabato pomeriggio dalle 16.00 alle 17.00 con ingresso da Via della Chiesa Nuova, 3.

Ecco le date 2024:  13/1    3/2    10/2    24/2   2/3    9/3    6/4   13/4  4/5

Per iscriversi è sufficiente mandare una email con nomi, cognomi ed email di entambi i fidanzati a questo indirizzo: padremauriziobotta@gmail.com

In questo modo sarete inseriti automaticamente nella mailing list del gruppo 2024.

Naturalmente il Corso è completamente gratuito.

Un caro saluto e a presto

Padre Maurizio Botta C.O.

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Accordi

Audio Omelie

24 Settembre 2017

Commento alle letture della XXV  Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) di P. Maurizio Botta per la Radio Vaticana


Alla vista del giovane ricco, che chiamato da Gesù va via triste per non rinunciare ai suoi molti beni, Pietro aveva posto una domanda molto interessata: e noi che abbiamo lasciato tutto per te? Noi che cosa ne avremo? Gesù, senza scomporsi, descrisse a Pietro e a questi chiamati della prima ora quello che oggi nella parabola definisce il denaro concordato con il padrone della vigna.

In verità io vi dico: voi che mi avete seguito, quando il Figlio dell’uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, alla rigenerazione del mondo, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù d’Israele. Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna. Molti dei primi saranno ultimi e molti degli ultimi saranno primi.

La parabola di oggi, infatti, come abbiamo appena ascoltato nel Vangelo è spiegazione proprio di questa espressione: molti dei primi saranno ultimi e molti degli ultimi saranno primi.

È, quindi, una parabola per correggere i pensieri di Pietro ancora una volta lontani da quelli di Dio. Il prezzo che Pietro sta rischiando di dare al dono smisurato di essere chiamato da subito a collaborare al Regno di Dio, è troppo umano. Perché questo è il Regno di Dio: essere chiamati a partecipare storicamente subito, in questa vita, all’intimità profonda con Cristo per la salvezza di tutti gli altri uomini. Continua il discorso di domenica scorsa sul rapporto tra salvezza ed elezione fatto da Gesù non alle folle, ma ai suoi discepoli. Il lavorare nella Sua Vigna per la salvezza di tutti, è questione di scelta misteriosa di Dio di alcuni. La parabola di Gesù è per parlare delle caratteristiche di questa chiamata di alcuni per la salvezza di tutti e di tutto.

Quando arriva questa chiamata? A chi arriva? Quale la ricompensa?

Pietro, insieme ai primi discepoli, ha faticato, ha rinunciato a reti e barche, ma portando nel cuore la voce di Gesù che gli ha spiegato i termini dell’accordo: “Lavorerai e soffrirai per tutta la giornata della tua vita, ma con il conforto della mia promessa addirittura di ricevere il centuplo. Questo centuplo è il denaro con me concordato!”

Tutti gli altri chiamati, invece, quelli delle nove, quelli delle dodici, quelli delle tre, hanno lavorato con nelle orecchie queste sole parole: quel che è giusto te lo darò! Gli ultimi non si sono sentiti neppure dire una parola sulla paga!

Ci sono ultimi che entreranno nell’intimità con Cristo, nel Regno dei cieli, alla fine della loro vita, senza entrare visibilmente nella Chiesa, senza cioè conoscere, diversamente dai primi chiamati, tra cui Pietro, il contenuto delle promesse di Dio, senza sapere né se né quanto saranno ricompensati, senza conoscere nulla delle promesse e poco del Padrone. Ma Dio raggiunge anche chi ha amaramente gustato il non-senso nella sua vita per lunghissimi anni, espresso nella parabola da quella tristissima constatazione: nessuno ci ha presi a giornata! Solo Dio è buono perché  offre la sua Amicizia, la Sua Vita, la Sua Intimità ad ogni ora della vita anche a quelle ore che a noi sembrano assurde e a persone molto lontane.

di Padre Maurizio Botta C.O.

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Sabato della XXIV settimana del Tempo Ordinario

Audio Omelie

19 Settembre 2020


Gesù svela oggi ai discepoli le minacce a cui è esposto l’ascolto della Parola di Dio. Tre tipi di minacce illustrate descrivendo tre diverse tipologie di terreno:

1) La prima minaccia quella più radicale è quella del demonio che porta via la Parola di Dio dai cuori, il diavolo porta via la parola dai loro cuori, perché non credano e così siano salvati. Siamo in un luogo non adatto per la crescita di un seme, un luogo di passaggio, in cui la Parola di Dio è calpestata, è la situazione del figlio giovane della parabola del Padre Misericordioso, un terreno sfavorevole. Manca tutto, occorre diventare un altro terreno.

2) L’ora della tentazione definita come tempo arido di mancanza di umidità, credono per un certo tempo, ma nell’ora della tentazione vengono meno. Terreno pietroso, poca terra, manca profondità per sfuggire al sole bruciante della tentazione quando occorrerebbe  tuffarsi in una terra profonda, sfuggire in basso, nascondersi. Alla tentazione si sfugge scendendo nella terra nera umida.

3) Preoccupazioni, ricchezze e piaceri della vita e non giungono a maturazione. Minacce esterne al limitare del campo buono, fatto di terra buona. Il terreno ci sarebbe manca custodia del terreno e perseveranza nel custodire. L’immagine delle spine del rovo è quella usata da Gesù per descrivere preoccupazioni, ricchezze e piaceri della vita. Occorre pure estirpare.

L’ascolto della Parola di Dio è seme che richiede custodia e perseveranza. Questo ascolto fruttuoso è l’unico antidoto alle minacce.

di Padre Maurizio Botta C.O.

 

Vangelo   Lc 8, 4-15

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, poiché una grande folla si radunava e accorreva a lui gente da ogni città, Gesù disse con una parabola: «Il seminatore uscì a seminare il suo seme. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada e fu calpestata, e gli uccelli del cielo la mangiarono. Un’altra parte cadde sulla pietra e, appena germogliata, seccò per mancanza di umidità. Un’altra parte cadde in mezzo ai rovi e i rovi, cresciuti insieme con essa, la soffocarono. Un’altra parte cadde sul terreno buono, germogliò e fruttò cento volte tanto». Detto questo, esclamò: «Chi ha orecchi per ascoltare, ascolti!». I suoi discepoli lo interrogavano sul significato della parabola. Ed egli disse: «A voi è dato conoscere i misteri del regno di Dio, ma agli altri solo con parabole, affinché vedendo non vedanoe ascoltando non comprendano. Il significato della parabola è questo: il seme è la parola di Dio. I semi caduti lungo la strada sono coloro che l’hanno ascoltata, ma poi viene il diavolo e porta via la Parola dal loro cuore, perché non avvenga che, credendo, siano salvati. Quelli sulla pietra sono coloro che, quando ascoltano, ricevono la Parola con gioia, ma non hanno radici; credono per un certo tempo, ma nel tempo della prova vengono meno. Quello caduto in mezzo ai rovi sono coloro che, dopo aver ascoltato, strada facendo si lasciano soffocare da preoccupazioni, ricchezze e piaceri della vita e non giungono a maturazione. Quello sul terreno buono sono coloro che, dopo aver ascoltato la Parola con cuore integro e buono, la custodiscono e producono frutto con perseveranza.Facebooktwitterredditpinterestlinkedinmail

Venerdì della XXIV settimana del Tempo Ordinario

Audio Omelie

18 Settembre 2015


Gesù se ne andava per città e villaggi, predicando e annunciando la buona notizia del regno di Dio.

Il contenuto di questa predicazione è una buona notizia. Che cos’è questo Regno di Dio? Gesù lo predica, lo annuncia, è definito la “buona notizia”  per antonomasia e allora in che cosa consiste?  Tra le sette richieste che Gesù ci invita a fare sempre senza stancarci c’è quella della venuta di questo Regno di Dio nella storia. “Venga il Tuo Regno”. Con Cristo Dio Padre inizia a regnare nella storia e da quel giorno questo Regno di Dio sta crescendo. Milioni sono gli uomini e le donne su cui Dio è veramente Re e Signore. Ad un “sì” liberamente ripetuto ad ogni respiro Dio risponde entrando nella vita di queste persone regnando.

C’erano con lui i Dodici e alcune donne….

Donne che seguono Gesù. Una delle caratteristiche di questa presenza del Regno di Dio è l’uguaglianza di uomo e donna nella possibilità di seguire e ascoltare Gesù da vicino. Viene ribadita l’uguaglianza religiosa di uomo e donna davanti a Dio. Chi conosce il Vangelo sa che la scelta di Gesù dei discepoli maschi per il sacerdozio non deriva da una convinzione di superiorità religiosa dell’uomo rispetto alla donna.  Questo è stupefacente ancora oggi non essedo così per la stragrande maggioranza delle religioni del mondo.

…donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità Maria, chiamata Maddalena, dalla quale erano usciti sette demòni; Giovanna, moglie di Cuza, amministratore di Erode; Susanna e molte altre

Il Regno di Dio riguarda anche il corpo, la materia. Il Regno di Dio affermandosi libera dalla presenza di satana. Gesù conferma la presenza di un male personale e articolato. C’è un regno gerarchico del male. Con satana che regna e spiriti cattivi che da lui dipendono. Il Regno di Dio entrando nella storia libera gli uomini. Quelli che credono che ci sia bisogno di questa liberazione. Non i materialisti o gli stregoni per cui il mondo satanico è più affascinante della potenza liberante e sanante del Regno di Dio, restando di esso schiavi.

… che li servivano con i loro beni.

La Chiesa fin da subito dispone di beni materiali per vivere. Sono un dato strutturale vivente Gesù.

Vangelo   Lc 8,1-3
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù se ne andava per città e villaggi, predicando e annunciando la buona notizia del regno di Dio.
C’erano con lui i Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria, chiamata Maddalena, dalla quale erano usciti sette demòni; Giovanna, moglie di Cuza, amministratore di Erode; Susanna e molte altre, che li servivano con i loro beni.

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San Matteo (21/09/2023)

La_Vocazione_di_San_Matteo_part._1Audio Omelie

21 Settembre 2018

21 Settembre 2017

21 Settembre 2015


L’eucaristia è un’intimità estrema che Gesù consegna a discepoli che lo hanno seguito per tre anni. Quelli rimasti dopo che molti se ne erano andati via. Ma l’intimità di un pasto insieme è concessa a Matteo e a molti altri peccatori anonimi addirittura prima del perdono dei peccati.

Tutta la scorsa settimana, dopo la comunione, abbiamo pregato questa stupenda orazione: La potenza di questo sacramento, o Padre, ci pervada corpo e anima, perché non prevalga in noi il nostro sentimento, ma l’azione del tuo Santo Spirito. All’Amore di Cristo, non possiamo quindi mettere come ostacolo, nemmeno il nostro sentimento di indegnità, il nostro senso di colpa. Lui ci svela verità di fede più forti dei nostri stessi sentimenti di indegnità, di miseria, di colpa.

Diceva Papa Benedetto parlando di San Matteo in una delle sue primissime Udienze: Gesù non esclude nessuno dalla propria amicizia. Anzi, proprio mentre si trova a tavola in casa di Matteo-Levi, in risposta a chi esprimeva scandalo per il fatto che egli frequentava compagnie poco raccomandabili, pronuncia l’importante dichiarazione: “Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati: non sono venuto a chiamare i giusti ma i peccatori” (Mc 2,17).”

BENEDETTO XVI – UDIENZA GENERALE – Mercoledì, 30 agosto 2006


A commento del versetto di oggi:  “Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati: non sono venuto a chiamare i giusti ma i peccatori” vi regaliamo due testi luminosi che ci parlano di Gesù medico che vuole guarirci con l’Eucaristia. Gesù ci dona il farmaco del Suo Corpo.

Se la gente del mondo ti domanda perché ti comunichi così spesso, di’ loro che è per imparare ad amare Dio, per purificarti dalle tue imperfezioni, per liberarti dalle tue miserie, per consolarti nelle tue afflizioni, per trovare sostegno nelle tue debolezze. Di’ loro che sono due le categorie di persone che devono comunicarsi spesso: i perfetti, perché, essendo ben disposti, farebbero molto male a non accostarsi alla sorgente e fontana della perfezione, e gli imperfetti, per poter appunto aspirare alla perfezione; i forti per non diventare deboli, e i deboli per diventare forti; i malati per essere guariti e i sani per non ammalarsi; tu poi, poiché imperfetta, debole e ammalata, hai bisogno di comunicare spesso con la tua perfezione, la tua forza e il tuo medico. Di’ loro che quelli che non hanno molte occupazioni nel mondo devono comunicarsi spesso perché ne hanno la possibilità, e quelli che hanno molte occupazioni nel mondo, perché ne hanno la necessità, e chi lavora molto ed è carico di fatiche deve inoltre mangiare cibi sostanziosi e frequentemente. Di’ loro che ricevi il Santissimo Sacramento per imparare a riceverlo bene, perché non si fa molto bene un’azione a cui non ci si esercita spesso. Comunicati spesso, Filotea, più spesso che puoi, secondo il parere del tuo padre spirituale; e credimi, le lepri, sulle nostre montagne, in inverno diventano bianche, perché non vedono e non mangiano altro che la neve; anche tu, a forza di adorare e di mangiare la bellezza, la bontà e la purezza stessa in questo divino Sacramento, diventerai tutta bella, tutta buona e tutta pura.

San Francesco di Sales (1567-1622), Introduzione alla Vita devota, II, cap. 21

Qui la paura deve essere scacciata dall’amore. Pensi di essere indegno di questi misteri? Non è sicuramente per i tuoi meriti che diventi degno, anche dopo migliaia di anni di sforzi. Bisogna che a renderti degno sia colui stesso che ti invita. E te ne renderà degno, se ti sforzi di scacciare dal tuo cuore ciò che ai suoi occhi dispiace. Se non hai coscienza di un impedimento vero e proprio a ricevere l’eucarestia, perché, pigro e ingrato, ti privi di un tale bene? Se il rimorso di coscienza ti accusa, perché non cerchi attraverso il pentimento di aprirti l’accesso all’eucarestia? Sento già quello che mi risponderai: sono freddo, sono distratto, sono carnale, sono tormentato dalle preoccupazioni, la mia fede è debole, la mia speranza vacilla, la mia carità è gelida… Ma dove cercare la guarigione, se non presso un tale medico? Hai l’esempio di Pietro, di Zaccheo, il peccatore. Fuggi te stesso e gettati tra le mani del tuo Salvatore. Lui non è né crudele, né geloso. Perché, avendoti invitato, non dovrebbe riceverti, non dovrebbe guarirti?

Jean Gerson (1363-1429), Commento al Magnificat

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Mercoledì della XXIV settimana del Tempo Ordinario

Audio Omelie

19 Settembre 2018

20 Settembre 2017


E’ venuto infatti Giovanni il Battista che non mangia pane e non beve vino, e voi dite: Ha un demonio.

La stima per l’ascesi oggi è pressochè nulla. Quei gesti espressivi anche nella carne di una scelta radicale per Dio, il richiamo della fame che continuamente ricorda attraverso il corpo la Fame e la Sete di Dio che abita nel cuore umano, meritano frasi di questo tipo: “Troppo ascetico, eccessivamente duro, poco umano, inaccettabile…” Il senso della disciplina, il senso profondo del digiuno oggi sembra troppo lontano dal modo di sentire comune della gente. E Giovanni Battista, oggi come ieri, è liquidato come un uomo un po’ pazzo! Gesù definendo anche Giovanni il Battista figlio della Sapienza afferma autorevolmente, invece, non solo la liceità, ma la sapienza di queste pratiche ascetiche.

E’ venuto il Figlio dell’uomo che mangia e beve, e voi dite: Ecco un mangione e un beone, amico dei pubblicani e dei peccatori.

Era evidente come il comportamento di Gesù dal punto di vista del digiuno fosse differente e meno rigoroso e radicale di quello di Giovanni il Battista. E subito comincia il capriccio contrario: “Troppo comodo, troppo lassista, troppo buono, poco serio, poco spirituale…”

Ma alla Sapienza è stata resa giustizia da tutti i suoi figli

La Sapienza di Dio, pur restando la stessa Sapienza, e pur avendo sempre in Dio la sua origine, si può manifestare in modi esteriormente molto diversi. Le differenze tra i santi sono evidenti, ma quale sarà sempre il dato stupefacente che li accomuna? Ce lo dice la parola di Dio descrivendo gli effetti dell’operare di Giovanni il Battista e di Gesù.

Ecco un mangione e un beone, amico dei pubblicani e dei peccatori, dicevano di Gesù.

E Gesù stesso rimproverando scribi e farisei, parlando del cugino, dirà loro così: «In verità vi dico: I pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. È venuto a voi Giovanni nella via della giustizia e non gli avete creduto i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, pur avendo visto queste cose, non vi siete nemmeno pentiti per credergli. 

I più lontani quando ci sono i figli della Sapienza di Dio non si allontanano, si avvicinano e cambiano vita. Dai loro frutti li riconoscerete.

di Padre Maurizio Botta C.O.

Vangelo   Lc 7, 31-35

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, il Signore disse: «A chi posso paragonare la gente di questa generazione? A chi è simile? È simile a bambini che, seduti in piazza, gridano gli uni agli altri così: “Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato, abbiamo cantato un lamento e non avete pianto!”. È venuto infatti Giovanni il Battista, che non mangia pane e non beve vino, e voi dite: “È indemoniato”. È venuto il Figlio dell’uomo, che mangia e beve, e voi dite: “Ecco un mangione e un beone, un amico di pubblicani e di peccatori!”. Ma la Sapienza è stata riconosciuta giusta da tutti i suoi figli».


 

Per approfondire il tema di cui ci parla il Vangelo di oggi, alcuni testi scelti di autori spirtuali su penitenza, ascesi, mortificazione. Buona lettura e buona meditazione!

 

Ama la tua carne in quanto essa ti è donata come un aiuto ed è destinata ad accompagnarti nella felicità eterna…è necessario che l’anima ami la sua carne, ma deve ancor di più vegliare su sé stessa: Adamo deve amare Eva, ma non al punto da preferire la sua voce a quella di Dio.

 San Bernardo (1090-1153) Sermone XI sul Salmo 91

 Non t’inquietare, se non sei subito sgombro da tutti i tuoi difetti. Non occorre neanche lavorare troppo alacremente perché ci lascino, né desiderarlo troppo. Abbandonati pienamente nelle mani di Dio, per portare i tuoi difetti e le tue miserie fintantoché lui vorrà; prendi gli strumenti per disfartene e resisti a loro in tutti gli incontri, ma con dolcezza e pace, come un uomo che appartiene a Dio e pone in lui solo la sua fiducia.

 Francesco Liberman Lettera del 22/10/1837

 Riguardo a Dio e alle cose di Dio, tutto deve farsi dolcemente, tranquillamente e senza sforzi.

J.P. de Caussade (1675-1751) Lettere Spirituali II, p.249

Si possono fare delle mortificazioni, si possono anche desiderare con la propria volontà e questo non fa bene. Se si fanno delle mortificazioni razionalmente e provando a se stessi che bisogna  farne, non valgono granché dinanzi a Dio e sono a volte, più deleterie che utili.

François Libermann (1802-1852) Lettera del 12 Dicembre 1837

Affinché siano buone e producano del bene per la nostra santificazione è necessario che esse siano soavi, che infondano dolcezza e coraggio all’anima, e che ci elevino e ci attacchino a Dio più saldamente.

François Libermann (1802-1852) Lettera del 13 Febbraio 1846

Ci si ingannerebbe molto credendo che un sacrificio è valido e gradito a Dio soltanto se tutto vi è triste e mortificante per la natura. La santa Bibbia testimonia che Dio riceve i fiori ed i frutti come il sangue e la gioia come le lacrime.

Charles Gay (1815-1892) I Misteri del santo Rosario

…decisi di darmi più che mai ad una vita seria e mortificata. Quando dico mortificata non è per far credere che facevo delle penitenze, purtroppo! Non ne ho mai fatta alcuna,…non sentivo per esse alcuna attrazione… le mie mortificazioni consistevano nello spezzare la mia volontà, sempre pronta ad imporsi, nel trattenere una parola di replica, nel rendere piccoli servizi senza farli valere… fu con la pratica di questi nulla che mi preparavo a diventare la fidanzata di Gesù…

Santa Teresa del Bambin Gesù (1873-1897) Manoscritto Autobiografico A, 68v°

È certo che non vi è penitenza più severa di quella che consiste nel non fare altro che lasciar fare a Dio, essendo verissimo che le penitenze che facciamo da noi stessi e che ci imponiamo, essendo sempre quelle che noi vogliamo, non puniscono mai abbastanza severamente la parte più criminale, che è la volontà propria, mai punita per bene, se non quando è obbligata a fare e a soffrire ciò che essa non  vorrebbe né fare né soffrire.

Alexandre Piny (1640-1709) L’Orazione del Cuore Cap. XIII

Resistendo alle passioni, e non cedendo, si trova la vera pace del cuore. Non vi è pace, dunque, nel cuore dell’uomo carnale, dell’uomo votato alle cose esteriori: la pace è la dote dell’uomo fervente e spirituale.

Tommaso da Kempis (1379-1471) Imitazione di Cristo, I, 6

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