Audio Omelie
Sembra non esserci nulla di più estraneo a un ragazzo di oggi della celebrazione dell’8 Dicembre, Immacolata Concezione di Maria. Maria concepita senza peccato originale. Addirittura la maggior parte di chi andrà a Messa oggi farebbe fatica a spiegare il cuore di questa solennità. Eppure, ieri, viaggiando in treno ho avuto un flash. E se fosse il contrario? Se fosse che i ragazzi se ne vanno proprio perché non parliamo di ciò che costituisce il nucleo pulsante di questa festa? Mi è sembrato evidente che sia proprio così. Perché il peccato originale, le sue conseguenze, non sono da dimostrare teologicamente, è sufficiente descriverle, anzi riconoscerle, ammetterle. La slealtà di non parlare di questo guasto terribile dentro ognuno di noi e di loro getta sulle loro spalle responsabilità ingiuste o marchi insopportabili. Se non ce la farai è perché o sei cattivo o sei malato. La festa di oggi, invece, ci dice che se non ce la facciamo è perché c’è anche un guasto da cui Qualcuno ci può guarire. C’è una malattia da cui si può guarire. L’ottimismo ideologico che urla che siamo sani, ovvero che basta volere per potere, è una menzogna omicida della speranza perché se poi non puoi, e guardate che sempre non possiamo, la colpa o la malattia saranno tutte nostre. Non è forse questo lo sguardo che il mondo crudele riserva per i più giovani? Un ottimismo sciocco sulla natura umana, obbligatorio, per poi concludere quando emergono annoiati come il mondo degli adulti, tristi come il mondo degli adulti, arrabbiati come il mondo degli adulti che o sono più cattivi dei loro nonni o che sono più malati. A scuola è tutto un improvvisarsi psicologi e psichiatri, un lanciarsi in ardite diagnosi di bisogni, disagi, deficit e quant’altro. Così almeno il problema è loro, dei ragazzi e delle loro famiglie, mai nostro come insegnanti. In questo modo la scuola finisce per incarnare le parole di Sartre “l’inferno sono gli altri” con il loro sguardo oggettivante che imprigiona i giovani studenti in una categoria clinica. Ragazzi unici e irripetibili diventano un’etichetta orribile: quello è un BES, quello cioè è un ragazzo con bisogni educativi speciali, quella ha bisogno di un PDP, un piano didattico personalizzato… Il tutto per non dire che tutti, ma proprio tutti, siamo guastati e senza il medico siamo così malati che ci feriamo gli uni gli altri. A ucciderci sono gli sguardi senza amore, indifferenti, volgari e, senza il Salvatore, tutti così ci guardano e tutti così guardiamo. Il peccato originale non si spiega, si racconta partendo dalla vita. Quando l’ho fatto, l’attenzione dei più giovani era addirittura spasmodica.
E poi c’è lei: Maria. Parlare di Maria sembra così inattuale… Lei che incarna tutto quello che la donna occidentale ha orrore di essere: vergine e madre. Eppure? Eppure quando ho preso coraggio, mi sono fidato e ho parlato di lei ho sempre visto, anche nelle ragazze apparentemente più trasgressive, un addolcirsi nello sguardo, un arrossarsi del volto, un diventare pensose. La Madonna è veramente sempre la Madonna. È così unita a Dio in anima e corpo che solo il suo nome produce un cambiamento del clima spirituale. Ho trovato questo amore per Maria in carcere e devozione alla Madre di Dio in persone insospettabili. Maria ci conferma che il nostro guasto non è assoluto, che i nostri tentativi hanno valore, soprattutto che c’è suo Figlio, il medico per la nostra sfinitezza mortale. Ecco perché al momento del canto finale Immacolata, Vergine bella, così popolare, così vecchio, così anti-moderno nel testo e nella melodia, così fuori dal tempo, con gusto misterioso, tutti insieme, bambini, giovani adulti e vecchi ci troviamo con convinzione a cantare ogni anno, siam peccatori, ma figli tuoi, Immacolata prega per noi…
di Padre Maurizio Botta C.O.





