Audio Omelie
1 Gennaio 2021 (Comunità graziosa di disgraziati graziati)
La bellezza della verginità la intravedi ancora in certe giovani ragazze che hanno nei loro occhi casti il vertiginoso fascino del pudore. Maria Vergine è regina delle vergini consacrate, che combattono per noi la necessaria battaglia di offrire a Dio tutto di sé stesse. Maria regina di tutti i consacrati. Regina anche di quelli che cadono, ma che per Grazia ogni volta si rialzano. Testimoni di una verginità feconda perché regala a tutti la verità che la vita non è tutta “quaggiù”. Maria Vergine, insieme ai suoi consacrati, è antidoto al veleno del materialismo e della secolarizzazione.
La bellezza delle madri giovani. Il sorriso di una maternità fresca è antidoto alla disperazione. Personale. Sociale. Anche economica. Giovani madri coraggiosamente incoscienti come tante loro nonne e bisnonne. Maria è madre. Regina di tutte le madri. Alleata della maternità. Maria madre di Gesù vero uomo. Le immagini della Madonna del ‘300-‘400 in cui Maria offre a Gesù Bambino un vero seno di carne hanno difeso la fede dall’odio per la storia. La carne umana di Maria antidoto a ogni spiritualismo di “Madonne” senza volto e senza forma. Maria antidoto con il suo seno di vera donna al veleno di ecologismi animalisti che più o meno sottilmente amano tutta la natura tranne quella umana.
Penso infine alla bellezza rara del silenzio, del nascondimento. Maria madre di Dio. Custodisce tutte le cose di Gesù e le medita. Amante del silenzio, del pudore e del tempo prolungato a custodire nell’intimo tutto quello che di Dio non capisce subito, senza espellerlo impaziente. Diventa discepola del suo Figlio un po’ per volta. Maria antidoto al veleno dell’immediatismo sentimentale e dell’esternazione telematica compulsiva che disintegrano la fede.
Il nostro amore popolare per Maria unico potente antidoto al veleno di tante élite europee che disprezzano “nello stesso istante” Dio, l’uomo, la maternità e la verginità.
Padre Maurizio Botta
Vi doniamo alcuni passaggi scelti della stupenda catechesi che Flora Gualdani, fondatrice di Casa Betlemme, tenne da noi, qui alla Chiesa Nuova a Roma, il 4 Dicembre 2016 (qui il testo integrale). Ci sembra eccellente per meditare sul rapporto inscindibile tra Gesù e Maria nel giorno della Solennità di Maria Santissima Madre di Dio.
Il beato Paolo VI proclamava al mondo che l’unica ragione della nostra felicità sta nella venuta di Cristo, che il Natale è la vera felicità della storia: «Noi rivendichiamo al Natale di Cristo la ragione ed il merito di fare il mondo felice […] proclamiamo che l’avvento di Cristo fra noi è la nostra fortuna, è la nostra felicità» (Messaggio urbi et orbi, 25 dicembre 1967).
«“Il Verbo si fece carne” è una di quelle verità a cui ci siamo così abituati che quasi non ci colpisce più la grandezza dell’evento che essa esprime». (Benedetto XVI, Udienza generale, 9 gennaio 2013). E’ l’Incarnazione infatti la causa prima, gigantesca e inaudita, da cui poi scaturiranno la Passione e la Resurrezione: i quali sono effetti che partono dall’Incarnazione. Edith Stein rifletteva in modo simile: «ho sempre pensato – e forse è un azzardo – che il mistero dell’Incarnazione sia più grande di quello della Resurrezione. Perché un Dio che si fa bambino, e poi ragazzo, … e poi uomo, quando muore non può che risorgere». E anche don Giussani affermava che la vera domanda attorno a cui ruota tutta la fede non è “se Dio esiste” ma “se davvero Dio si è incarnato”.
Con il concepimento, avviene la transustanziazione dell’ovulo di Maria nel corpo e sangue di Cristo. La materia umana si trasforma cioè in materia divina-umana, conservando le sue caratteristiche naturali: per opera dello Spirito Santo, l’ovulo di Maria diventa zigote e quella cellula microscopica di un millimetro e mezzo è da subito vero Dio e vero uomo. Lì Dio è venuto sulla terra. Ed è venuto di persona. Quindi la prima Messa e la prima Santa Comunione sono avvenute in quel tabernacolo, l’utero della Madonna: la quale, nel donare la propria carne, riceve in sé la carne e il sangue di Gesù. Maria ha dato all’Incarnazione la sua materia umana, cioè offrendo il suo utero ma prima ancora l’ovulo: che è stato fecondato non da uno spermatozoo ma per opera dello Spirito Santo. Il concepimento di Gesù è avvenuto cioè senza concorso da parte di uomo, e questo resta un mistero della fede. Ma significa anche che Gesù, come vero uomo, ha DNA soltanto mariano. Ha il sangue di Maria.
E’ significativo che la sapienza della Chiesa ha stabilito al 25 marzo la festa dell’Incarnazione e al 25 dicembre quella del Natale: cioè i nove mesi di distanza, scientificamente esatti tra il concepimento e la nascita di Gesù. A proposito di date, la Chiesa celebra poi l’1 gennaio la solennità di Maria Santissima Madre di Dio, titolo riconosciutole come dogma dal Concilio di Efeso nel 431. Fu Paolo VI, con il nuovo calendario liturgico da lui promulgato nel 1969, a ripristinare quest’antica festa mariana riportandola dall’11 ottobre all’1 gennaio cioè l’ultimo giorno dell’Ottava di Natale, con il grado di solennità.
Ciò evidentemente per sottolineare il ruolo di Maria nel grande mistero dell’Incarnazione e la portata salvifica della sua maternità. Ai tempi del Concilio avevo scritto a Paolo VI una lettera di incoraggiamento proprio perché dedicasse una festa solenne alla maternità di Maria: mi ero permessa di far notare che anche dentro gli ospedali, subito dopo aver festeggiato il bambino neonato, si va sempre a rendere omaggio alla mamma (non a caso, infatti, nelle tradizioni rituali siriache e bizantina, la ricorrenza è celebrata il 26 dicembre). Con tutto il rispetto per Santo Stefano, certe lacune probabilmente sono frutto di una teologia fatta da uomini di Chiesa, cui talvolta manca purtroppo un’adeguata sensibilità verso l’universo femminile. Mi piace pensare che il Papa, di fronte alla resistenza che trovava in certi teologi, abbia riletto anche la lettera di quell’ostetrica aretina nel decidere di riportare la festa della Maternità di Maria dentro le celebrazioni del Natale. Per parlare del Natale a me piace usare un’altra stupenda opera artistica, quella del fiammingo Gherardo delle Notti (Adorazione del Bambino, Galleria degli Uffizi) per farci sopra tre riflessioni. Prima riflessione. Il Figlio di Dio, come vero uomo, ha fatto tutto il nostro percorso ma, così come il suo concepimento è avvenuto in modo tutto speciale, così anche la sua nascita non è stata proprio come la nostra. Maria cioè non ha partorito previo travaglio come tutte le donne. Lo vedremo più avanti. Il suo travaglio è stato un altro: «lei che, preservata dal dolore quando lo diede alla luce, fu trapassata dalla spada del dolore quando lo vide morire» (san Giovanni Damasceno). Il fatto è che Maria è rimasta vergine: prima, durante e dopo. Questo significa che Gesù è passato a porte chiuse, perché Lui era Dio e poteva farlo: autore e Sovrano della materia. Come è passato a porte chiuse nel cenacolo, così è passato a porte chiuse, all’entrata e all’uscita, dal grembo della Madonna. Questo è un concetto semplicemente fondamentale, perché negare la verginità (totale) della Madonna è il primo passo per negare la divinità di Cristo: se non crediamo che Lui può passare a porte chiuse, vuol dire che noi dubitiamo che Lui sia Dio! Ed è l’anticamera di vecchie eresie. Sant’Agostino, come altri Padri della Chiesa, spiega che Maria è rimasta «Vergine nel concepimento del Figlio suo, Vergine nel parto, Vergine incinta, Vergine madre, Vergine perpetua» (Sermo 186, 1: PL 38,999).
La maternità è un legame viscerale. E’ carne e sangue, pur senza fusione di materia. Lo spiega bene il vescovo sant’Atanasio, osservando che l’angelo non disse a Maria: colui che nascerà «in te», perché «non si pensasse a un corpo estraneo a lei», ma le disse «da te», perché «si sapesse che colui che ella dava al mondo aveva origine proprio da lei» (Ad Epittèto 5-9). Così che non se ne può negare la vera umanità. Finiamo la riflessione.
Non solo nella grotta e al cenacolo, ma anche nel sepolcro – al momento della Resurrezione – Gesù è passato a porte chiuse, manifestando di nuovo la sua potenza divina sopra le leggi della fisica. E questo lo affermano gli scienziati che, studiando la Sindone, osservano come se nel sepolcro quel telo si fosse improvvisamente afflosciato e il corpo che ci stava dentro lo avesse attraversato, lasciandovi impressa la propria immagine con un lampo enorme di luce e di energia.
Gherardo, l’artista fiammingo, ci fa notare mirabilmente che più ci si avvicina a quel Bambino, e più si riceve in volto la Sua luce, che ci trasmette forza. E Maria, tra tutti, è la figura più vicina a Gesù. E’ sempre lei la più luminosa.
Antidote
Virginity has a quality of beauty you can still catch a glimpse of in the eyes of some young girls that give out the exorbitant lure of modesty. The Virgin Mary is the queen of consecrated virgins, who fight for us the necessary battle of offering their entire self to God. Mary is the queen of all consecrated people. Queen of those who fall, too, yet get up again, every time, thanks to divine Grace. They bear witness to a virginity that is fruitful because it gives everyone the gift of truth, telling you that life is not all down here [in this life]. The Virgin Mary, together with her consecrated people, is the antidote to the poison of materialism and secularisation.
The beauty of young mothers. The smile of a young mother is an antidote to desperation. Personal. Social. Even economic desperation. Young mothers [that are] bravely reckless, as their grand-mothers and great-grand-mothers [were] before them. Mary is mother. Queen of all mothers. Allied to maternity. Mary mother of Jesus, the true man. The images of Mary in the XIV and XV centuries offering baby Jesus a real breast of flesh have defended Faith from the hatred against history. The human flesh of Mary is the antidote to any spiritualism of faceless and shapeless “Madonnas”. Mary, with her real-woman breast, is the antidote to the poison of animalist ecologisms that, more or less subtly, love all of nature but man.
Finally, I’m thinking of the rare beauty of silence, of hiddenness. Mary mother of God. Treasuring up the [words] of Jesus and pondering them in her heart. Loving silence, modesty, and the prolonged time to treasure up in her heart everything that she doesn’t immediately understand about God, without impatiently ejecting it. She becomes disciple of her Son, step by step. Mary is the antidote to the poison of sentimental immediatism and of compulsory, online expressions of opinion that disintegrate faith.
Our “people’s love” for Mary is the only, powerful antidote to the poison of many European élites who despise “at the same breath” God, man, maternity and virginity.
by Fr. Maurizio Botta C.O.





