Venerdì della XXV settimana del Tempo Ordinario

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Audio Omelie

25 Settembre 2020

25 Settembre 2015


Ho cercato tante volte nell’originale greco il senso di quella piccola terribile parolina: δει . Il Vocabolario Greco-Italiano Lorenzo Rocci invita a tradurla così: bisogna, è necessario, si deve, conviene. Il Figlio dell’uomo deve soffrire molto. Queste parole mi costano fatica, difficili da ascoltare e da spiegare, perché difficili da accettare. Difficili da conciliare con le promesse di pace e di gioia fatte da Cristo stesso.
Il contesto del Vangelo ci aiuta, ma anche l’esperienza quotidiana, anche la più mondana, può aiutarci.
Dal contesto del Vangelo di oggi leggiamo così: Un giorno, mentre Gesù si trovava in un luogo appartato a pregare. Le “necessità” dell’Amore sono svelate da Gesù ai suoi discepoli solo in un contesto di preghiera, di silenzio, di intimità silenziosa. Nella chiacchiera, nell’urlo sguaiato, nelle tante parole le esigenze del Vero Amore di Dio restano fastidiose e incomprensibili. Silenzio, preghiera e intimità solo così si capiscono certe cose, perché già la preghiera è dentro alla logica di questo “bisogna”. L’assenza di silenzio, di preghiera e di interiorità è la causa reale dell’incapacità di amare di molti.

Ma dicevamo che anche l’esperienza ci può aiutare a capire. La logica economica capitalistica più brutale e antiumana, quella dei broker di Borsa, conosce il ritornello “No pain no gain” “Senza sofferenza non si guadagna”. Ogni amore umano di una qualche qualità necessita dell’offerta, del sacrificio, della rinuncia a qualcosa. Come nelle leggi della vita biologica la sofferenza della contrazione è necessaria per il parto così nelle leggi eterne della Vita spirituale, il Vero Amore si manifesta come “contrazione” nell’offerta che Gesù fa di sé stesso. Il Sacrificio di Cristo è così necessario da spazzare via ogni pretesa autonomia umana. Senza di Lui il nostro desiderio di felicità può trasformarsi solo in tragedia greca.

di Padre Maurizio Botta C.O.

Vangelo Lc 9,18-22
+ Dal Vangelo secondo Luca
Un giorno Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare. I discepoli erano con lui ed egli pose loro questa domanda: «Le folle, chi dicono che io sia?». Essi risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa; altri uno degli antichi profeti che è risorto». Allora domandò loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro rispose: «Il Cristo di Dio». Egli ordinò loro severamente di non riferirlo ad alcuno. «Il Figlio dell’uomo – disse – deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno».

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