Lunedì della XXVIII settimana del Tempo Ordinario

Audio Omelie

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Vangelo   Lc 11, 29-32
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire:
«Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona. Poiché, come Giona fu un segno per quelli di Nìnive, così anche il Figlio dell’uomo lo sarà per questa generazione.
Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro gli uomini di questa generazione e li condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone.
Nel giorno del giudizio, gli abitanti di Nìnive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona».


Il genio di San Francesco di Sales rende talmente chiare le questioni più ingarbugliate da far spesso dimenticare che egli è un immenso teologo. Diamo qui un assaggio della facilità con cui riporta all’essenziale quello che è, nella sua epoca, il problema centrale del rapporto tra Scrittura e Tradizione sotto l’autorità dottrinale della Chiesa.

I tre pilastri della fede: la Scrittura, la Tradizione, la Chiesa

In primo luogo, tutta la dottrina cristiana è di per sé Tradizione. Infatti, l’autore della dottrina cristiana è proprio il Cristo Nostro Signore, il quale non ha scritto nulla, se non qualche carattere mentre assolveva la donna adultera, carattere che neppure si è premurato di farci conoscere, dato che l’ha tracciato per terra. A maggior ragione, Cristo non ha ordinato di scrivere, se non quello che voleva insegnare ai vescovi d’Asia. A motivo di ciò, egli non ha chiamato la sua dottrina “Eugrafia[1]”, bensì Evangelo, e tale dottrina ha comandato di trasmetterla soprattutto per mezzo della predicazione, difatti non ha mai detto: scrivete il Vangelo ad ogni creatura; ha detto invece: predicate. Quindi, la fede proviene non dalla lettura, bensì dall’ascolto. E’ lo stesso Gesù ad insegnarcelo quando dice: Chi ascolta voi ascolta me[2]. E così pure San Paolo: Mantenete le tradizioni che avete apprese così dalla nostra parola come dalla nostra lettera[3]. Così dunque, secondo le parole di San Paolo, tutta la dottrina si divide in due parti: […] così dalla nostra parola come dalla nostra lettera; […] la Chiesa cattolica recepisce tutta la Parola di Dio, Scritture e tradizioni. […] Gli eretici dicono: “Non bastano le Scritture? Non sono esse sufficienti, anzi, sovrabbondanti?”. Non andrei mai a dire a cotanti illustrissimi e dottissimi personaggi che le Scritture non bastano. E’ ovvio che bastano! Siamo noi, però, che non bastiamo ad attingere la dottrina cattolica dalle sole Scritture prese in maniera isolata. Guardate tutti gli eretici, gli stessi ebrei ed altri ancora: non hanno forse avuto le Scritture? Eppure non hanno creduto, anzi, peggio: sono caduti in errore. La Tradizione è quindi necessaria e l’idea di voler attingere la dottrina dal soffio dello Spirito Santo è del tutto insensata; si arriverebbe ad attribuire alle Scritture tanti significati quante sono le teste. Occorre dunque studiare questo deposito, seguire gli insegnamenti della fede trasmessa una volta per tutte ai santi[4], ascoltare la Chiesa che ne è la depositaria. Essa non inventa la dottrina, ma la conserva fedelmente. La Chiesa basta perché ci dà la Scrittura; la Tradizione basta perché garantisce la Scrittura; la Scrittura basta perché garantisce sia la Chiesa che la Tradizione. La Chiesa è come una colomba perché ha due ali: la Scrittura e la Tradizione.

[1] Vale a dire: “buona scrittura”; in opposizione a: vangelo (o evangelo), “buona novella”.

[2] Lc 10, 16.

[3] 2 Ts 2, 15.

[4] Allusione a 1 Tm 6, 20.


 

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