Martedì della XXXII settimana del Tempo Ordinario

Audio Omelie

10 Novembre 2020 (Volontà di Dio e nostri desideri)

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10 Novembre 2015


Leggiamo il Vangelo di oggi senza dimenticare un altro passo del Vangelo di Luca.  Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità vi dico, si cingerà le sue vesti, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. Luca 12,37 La rivelazione è sconvolgente. Cristo svela che Dio Padre è il contrario di un padrone umano. Dio è così e si comporterà così con i suoi servi fedeli, ma il Vangelo di oggi ci ricorda che questo non avviene per meriti acquisiti sul campo.  La  gratuità completa e sconvolgente di Dio è dono immeritato non diritto sindacale. La libertà che sgorga dal servizio a Dio è un’esperienza, proprio come è esperienza il percepire la schiavitù se si servono le proprie passioni di ogni genere. Nel crogiolo l’oro a una temperatura altissima si fonde, per Dio la nostra volontà, la volontà propria è oro che immerso nel crogiolo dell’ Amore di Dio diventa fluida, malleabile pronta a prendere la forma che vorrà Dio. Da solidi a liquidi, disponibili all’azione di Dio, docili, flessibili alla Sua Parola e alla Sua Volontà.  Un primo segno di indocilità potrebbe essere quella domanda polemica che nasconde in sé tante cose: “Ma quale sarebbe la Volontà di Dio?” Diventiamo docili! Dicendo Gesù, anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare, da per scontato che il problema non è sapere quello che Dio vuole da noi, il problema non è lì. Il problema non è nel fatto che la Volontà di Dio ci sia  ma sia difficile da conoscere. Problema è sempre il nostro orgoglio che addirittura ci fa presumere essere un merito quello che è un dono. Unico merito che ci fa arricchire per il cielo è la docilità di accogliere i doni di Dio e Dio stesso che si dona.

 

Vangelo   Lc 17, 7-10

+ Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse: «Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, strìngiti le vesti ai fianchi e sérvimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti? Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».

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