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XXXIV Domenica del Tempo Ordinario (anno C) – Commento alle letture per la Radio Vaticana
È il 25 maggio del 1899, quindici anni prima della guerra. Leone XIII in vista dell’Anno Santo del 1900 scrive una lettera enciclica intitolata, Annum sacrum, che si conclude con una formula di consacrazione del genere umano al sacratissimo Cuore di Gesù. La pregheremo anche noi questa sera. È l’11 dicembre del 1925, ancora un Anno Santo, vent’anni prima della guerra. Pio XI scrive una lettera enciclica intitolata, Quas Primas, in cui propone la regalità di Cristo come unico rimedio al male che presentiva imminente.
“È necessario, dunque, che Egli regni nella mente dell’uomo, la quale con perfetta sottomissione, deve prestare fermo e costante assenso alle verità rivelate e alla dottrina di Cristo; che regni nella volontà, la quale deve obbedire alle leggi e ai precetti divini; che regni nel cuore, il quale meno apprezzando gli affetti naturali, deve amare Dio più d’ogni cosa e a Lui solo stare unito; che regni nel corpo e nelle membra, che, come strumenti, o al dire dell’Apostolo Paolo, come “armi di giustizia” [36] offerte a Dio devono servire all’interna santità delle anime.”
Il rifiuto di questa regalità da parte di regimi totalitari di ogni colore, da parte di tanti battezzati, portò a un bagno di sangue. 9 milioni morti il comunismo, 6 milioni di soli ebrei il nazismo, 135.000 in una sola notte a Dresda sotto le bombe inglesi e americane[1]… La lista sarebbe inesauribile. I re del mondo chiesero il sangue ai loro sottoposti, cercando anche l’assenso con la retorica ideologica amplificata da radio, stampa, parate, simboli, arte. Il potere sempre spinge, obbliga, costringe a versare il sangue. Oggi il potere del mondo occidentale, in cui le cose sono più preziose della singola persona umana, democraticamente, non uccide di meno. Penso all’aborto come pratica eugenetica, all’eutanasia, alla droga, alle donne schiave, ai bambini schiavi…
Il mercato è dio. Un dio che uccide.
In Ballo In Fa Diesis Minore di Angelo Branduardi a essere regina è solo la morte.
Sono io la morte e porto corona, io Son di tutti voi signora e padrona e così sono crudele, così forte sono e dura che non mi fermeranno le tue mura…
Sono io la morte e porto corona, io Son di tutti voi signora e padrona e davanti alla mia falce il capo tu dovrai chinare e dell’oscura morte al passo andare.
Non basterebbe l’annuncio commovente di una Regalità al contrario di un Re che da il suo Sangue per il suo popolo, se questo annuncio non fosse vero. Cristo è Signore della morte si o no? Poteva parlare, come abbiamo sentito, anche un secondo prima di morire? Chinò il capo ed è certo. La morte come una bestia lo inghiottì ed è certo. Ma dentro questa tetra signora la Vita deflagrò come un esplosivo?
Altrimenti di regina ce n’è una sola.
Verità fu detta dagli esperti della Legge scribi e farisei? Dai militari romani? Dalla folla sghignazzante? Dal malfattore bestemmiatore condannato a morte per una vita contro la sua coscienza e contro la Legge donata da Dio? O la verità che salva uscì dalla bocca di quel solo malfattore, da noi meglio conosciuto come buon ladrone?
A Dio che si rivela, dice il CVII nella Dei Verbum, è dovuta l’obbedienza della fede. Il Re di Verità disse: Io sono la Via, la Verità e la Vita. Il Re di Verità disse: Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi. Obbediamo alla Verità, al nostro Re, come unica fonte di libertà, anche se inchiodati a una croce. Amen
di Padre Maurizio Botta C.O.
[1] L’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani (SOHR), un’organizzazione non governativa con sede a Londra, ha documentato nella guerra civile siriana 301.781 morti tra marzo 2011 e settembre 2016, di cui poco meno di un terzo sono civili (86.692).





