16 Dicembre. Ecce Rex veniet

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Ecce Rex veniet Dominus terrae et ipse auferet jugum captivitatis nostrae.

Ecco viene il Re, Signore della Terra, ed egli stesso toglierà il giogo della nostra schiavitù.

 

Audio Antifona Ecce Rex veniet

Il Signore attraverso questa antifona, ci viene presentato stasera come un Re, che viene alla sua gente, e non si tratta né di una visita di cortesia, né di un viaggio diplomatico, ma viene per un motivo molto particolare. I Re si fanno onorare, si fanno servire dai propri sudditi, ma questo strano Re viene a portare su di sé un giogo, il giogo della schiavitù dei suoi sudditi. Già l’immagine è molto paradossale, ma lo diventa ancora di più se pensiamo chi è questo re e chi sono i suoi sudditi. Questo re è addirittura il creatore del mondo, colui grazie al quale tutte le cose sussistono, cioè colui che unico fra gli esseri possiede la vita e la dona, la sparge, l’unico che può creare e donare vita in quanto è la stessa vita. Egli lo dirà di se stesso: Io sono la Vita… l’apostolo Giovanni all’inizio del suo vangelo, presentandocelo dirà In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini…. Dire dunque che è il Re dei re è comunque dire ancora poco, perché non si tratta di una supremazia di ufficio (come potrebbe essere quella del papa rispetto agli altri vescovi), ma la natura della sua regalità è qualitativamente altra rispetto ad ogni altra regalità del mondo.

Per amore questo re-creatore riempie di vita tutto l’universo e, su ogni altra realtà creata, erge l’uomo, una creatura che vuole a Sua immagine e somiglianza, libera di decidere, di volere, di determinarsi, di entrare in rapporto con Lui. (Quando alcuni ci vogliono far credere che il cane, il gatto, il cavallo e l’uomo sono la stessa cosa… dimenticano solo questo piccolo particolare, che cioè il cane, il gatto e il cavallo non entrano in rapporto con Dio attraverso la loro libertà, la loro volontà, il loro amore.. tutto ciò che noi chiamiamo “anima”, il soffio di Dio che vive in ogni uomo e che, in tutte queste cose, ci rende simili a Lui…solo l’uomo è capace di questo rapporto, perché è stato creato per questo rapporto).

Ma l’uomo, nella sua libertà, è stato anche capace di dire dei “no” a Dio, non ritenendo sufficiente essere una sua creatura, l’uomo ha voluto essere Dio, dio di se stesso, dio degli altri, dio delle cose e del creato. Il peccato originale lo potremmo definire così come una specie di superbia radicale che inquina ogni nostro rapporto; un egoismo talmente smodato che diventa idolatria di se stessi… quante volte possiamo sperimentare quanto questo sia vero… il mio desiderio di essere sopra gli altri, il mio desiderio di essere sempre ammirato e apprezzato dagli altri, il mio desiderio che gli altri abbiano bisogno di me e non io degli altri, il mio desiderio di fare degli altri oggetti a mio piacimento, che uso e lascio secondo i miei bisogni… così il mio modo di amare (cioè la cosa che mi rende più simile a Dio) è divenuto talmente lontano dal modo di amare di Dio che si è piegato verso l’idolatria, l’idolatria di me stesso…. In realtà, l’uomo che si è creduto dio ha sperimentato l’amarezza della schiavitù di se stesso, una schiavitù dalla quale non è più capace di liberarsi da solo, perché il peccato inquina ogni sua relazione con i fratelli, con il creato, con Dio… basta vedere i continui richiami di Dio attraverso i profeti d’Israele per leggere questa situazione in cui l’Israele che siamo ognuno di noi si trova…

Tutto ciò, forse, non ti accade perché hai abbandonato il Signore tuo Dio? E ora perché corri verso l’Egitto a bere le acque del Nilo? Perché corri verso l’Assiria a bere le acque dell’Eufrate?

La tua stessa malvagità ti castiga e le tue ribellioni ti puniscono. Riconosci e vedi quanto è cosa cattiva e amara l’avere abbandonato il Signore tuo Dio e il non avere più timore di me.

Oracolo del Signore degli eserciti. Poiché già da tempo hai infranto il tuo giogo, hai spezzato i tuoi legami e hai detto: Non ti servirò! Infatti sopra ogni colle elevato e sotto ogni albero verde ti sei prostituita.

Io ti avevo piantato come vigna scelta, tutta di vitigni genuini; ora, come mai ti sei mutata in tralci degeneri di vigna bastarda?

Anche se ti lavassi con la soda e usassi molta potassa, davanti a me resterebbe la macchia della tua iniquità. Oracolo del Signore.

Perché osi dire: Non mi sono contaminata, non ho seguito i Baal? Considera i tuoi passi là nella valle,riconosci quello che hai fatto,giovane cammella leggera e vagabonda, asina selvatica abituata al deserto: nell’ardore del suo desiderio aspira l’aria; chi può frenare la sua brama?

Chi può frenare la brama dei desideri che ci portano lontani da Dio?

Ecco allora la necessità di una ri-creazione, una creazione nuova di cui il primo uomo non fosse più l’Adamo peccatore, ma Gesù Cristo, Figlio di Dio, che facendosi anche figlio dell’uomo viene, con la sua ubbidienza di amore al Padre, a fare nuove tutte le cose inquinate dal peccato. Hai spezzato il tuo giogo e i tuoi legami e hai detto “Non ti servirò”…Il nuovo Adamo, Gesù Cristo viene allora proprio per riprendere su di sé quel giogo che l’antico Adamo ha spezzato, ribellandosi a Dio e volgendosi alle creature per farsi dio e dominarle. Quel giogo era diventato schiavitù, lontano da Dio. Il Figlio di Dio lo riprende sulle sue spalle per farlo ritornare un legame di amore al Padre.

In questa prima sera, possiamo adorare il Signore nella sua ubbidienza di amore al Padre Suo, possiamo ascoltare l’invito che fa anche a noi nel vangelo: prendete il mio giogo su di voi e imparate da Me, che sono mite e umile di cuore.

Riflessione di Padre Rocco Camillò C.O.

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