Venerdì della IV settimana del Tempo Ordinario

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3 Febbraio 2017

5 Febbraio 2016


Questa mattina vorrei soffermarmi brevemente su una sola espressione: “Non ti è lecito…” Così Giovanni Battista dice virilmente, a schiena dritta, ad Erode che si è sposato la moglie del fratello. Il profeta, definito da Gesù il più grande uomo mai nato nella storia dell’umanità dice al potere “Non ti è lecito…”. La Parola di Dio donata dalla liturgia del giorno, come ripeto spesso, spiega l’oggi. Descrive quello che sta avvenendo ai nostri giorni. La Parola di Dio del giorno è la chiave di lettura più autorevole del presente. Anche oggi l’unica parola vietata è: “No! Non ti è lecito. Questo tu non lo puoi fare perché è male!” Immediatamente affermare questa cosa comporta qualche forma di morte. Aggressioni verbali, giudizi sprezzanti, esclusioni. C’è una parola bellissima che hanno maciullato. Ormai è usata solo in senso negativo, è la parola “integralista”. Vorrei uscire allo scoperto io voglio essere un prete “integralista” nel senso che voglio conservare “integra” la bellezza della Fede. Voglio conservare “integra” la testimonianza che esiste una Legge di Dio. Voglio essere “integro” nel dire quando è il caso “Questo non ti è lecito!”

 

 

Vangelo Mc 6,14-29
+ Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, il re Erode sentì parlare di Gesù, perché il suo nome era diventato famoso. Si diceva: «Giovanni il Battista è risorto dai morti e per questo ha il potere di fare prodigi». Altri invece dicevano: «È Elìa». Altri ancora dicevano: «È un profeta, come uno dei profeti». Ma Erode, al sentirne parlare, diceva: «Quel Giovanni che io ho fatto decapitare, è risorto!».
Proprio Erode, infatti, aveva mandato ad arrestare Giovanni e lo aveva messo in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo, perché l’aveva sposata. Giovanni infatti diceva a Erode: «Non ti è lecito tenere con te la moglie di tuo fratello». Per questo Erodìade lo odiava e voleva farlo uccidere, ma non poteva, perché Erode temeva Giovanni, sapendolo uomo giusto e santo, e vigilava su di lui; nell’ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri.
Venne però il giorno propizio, quando Erode, per il suo compleanno, fece un banchetto per i più alti funzionari della sua corte, gli ufficiali dell’esercito e i notabili della Galilea. Entrata la figlia della stessa Erodìade, danzò e piacque a Erode e ai commensali. Allora il re disse alla fanciulla: «Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò». E le giurò più volte: «Qualsiasi cosa mi chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio regno». Ella uscì e disse alla madre: «Che cosa devo chiedere?». Quella rispose: «La testa di Giovanni il Battista». E subito, entrata di corsa dal re, fece la richiesta, dicendo: «Voglio che tu mi dia adesso, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista». Il re, fattosi molto triste, a motivo del giuramento e dei commensali non volle opporle un rifiuto.
E subito il re mandò una guardia e ordinò che gli fosse portata la testa di Giovanni. La guardia andò, lo decapitò in prigione e ne portò la testa su un vassoio, la diede alla fanciulla e la fanciulla la diede a sua madre. I discepoli di Giovanni, saputo il fatto, vennero, ne presero il cadavere e lo posero in un sepolcro.

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