Audio Omelie
Spero di fare cosa gradita riportando alcuni tra gli inni e i cantici pasquali più belli del tesoro della Chiesa. Sono testi caldi, vivaci, pieni di immagini forti e incisive. Vi propongo il testo latino con la traduzione italiana a fianco e il file audio per poterli ascoltare, imparare e insegnare. Siamo tutti responsabili nella trasmissione di tanta bellezza. Sono convinto profondamente che senza pietas, senza cioè gratitudine per i battezzati che ci hanno preceduto, non ci potranno essere frutti maturi nel presente e nel futuro. Siamo tralci di un’unica Vite uniti anche ai cristiani dei secoli passati.
Padre Maurizio Botta C.O.
E’ l’inno dei Vaspri di tutto il tempo di Pasqua. Il testo è attribuito al vescovo, missionario e poeta san Niceta di Remesiana (inizio V secolo), lodato come innografo nientemeno che da san Paolino da Nola (che gli dedica i suoi carmi 17 e 27, e da san Girolamo). Promosse l’uso della lingua latina nel canto liturgico (e mi pare sia molto attuale per questo…). Con tutta probabilità è anche il vero autore del Te Deum.
Ad cenam Agni providi,
stolis salutis candidi,
post transitum maris Rubri
Christo canamus principi.
Alla cena del provvido Agnello, sfolgoranti delle vesti della salvezza, dopo il passaggio del Mar Rosso cantiamo a Cristo, il principe.
Cuius corpus sanctissimum
in ara crucis torridum,
sed et cruorem roseum
gustando, Deo vivimus.
Gustando il suo corpo santissimo rovente sull’altare della croce, come pure il suo sangue vermiglio, gustando, Dio viviamo.
Protecti paschæ vespero
a devastante angelo
de Pharaonis aspero
sumus erepti imperio.
Protetti al vespro di pasqua dall’angelo devastatore veniamo strappati all’aspro potere del Faraone.
Iam pascha nostrum Christus est,
agnus occisus innocens;
sinceritatis azyma
qui carnem suam obtulit.
La nostra pasqua infatti è Cristo, agnello ucciso innocente; colui che ha offerto la sua carne come azzimi di purità.
O vera, digna hostia,
per quam franguntur tartara,
captiva plebs redimitur,
redduntur vitæ præmia!
Oh, vera e degna vittima per cui si frantuma il Tartaro, il popolo in cattività è redento e vengono restituiti i doni della vita!
Consurgit Christus tumulo,
victor redit de barathro,
tyrannum trudens vinculo
et paradisum reserans.
Si risolleva Cristo dal tumulo, torna indietro dal baratro vincitore, trascinando in catene il tiranno e riaprendo il paradiso.
Esto perenne mentibus
paschale, Iesu, gaudium,
et nos renatos gratiæ
tuis triumphis aggrega.
Sia sempre presente ai cuori, Gesù, la gioia pasquale, e noi, che siamo rinati alla grazia, annettici ai tuoi trionfi.
Iesu, tibi sit gloria,
qui morte victa prænites,
cum Patre et almo Spiritu,
in sempiterna sæcula. Amen.
Gloria a te, Gesù, che avendo vinto la morte risplendi col Padre e con lo Spirito di vita, per i secoli eterni. Amen.
Pange, lingua, gloriósi prœlium certáminis
Nella liturgia del Venerdì Santo troviamo Crux fidelis, un inno gregoriano antichissimo, assai bello e che, almeno in passato, era molto famoso. Fu scritto da san Venanzio Fortunato (530-609), e tradizionalmente viene indicato come anno di composizione il 570, in occasione di una processione per la consegna di una reliquia della Croce alla regina Radegunda, di cui Venanzio era segretario. In effetti, Venanzio scrisse un brano molto più lungo, Pange lingua (solo l’ultima stanza del testo è un’aggiunta tardiva), che viene cantato responsorialmente sulla stessa melodia, mentre Crux fidelis, che ne è una strofa, viene ripetuto come un’antifona. Pange lingua ha anche altri usi liturgici, nella Liturgia delle Ore durante la Settimana Santa e nelle feste della Croce. Ma quando viene utilizzato nella liturgia, è spesso suddiviso in inni più piccoli, come Lustra sex qui iam peregit, En acetum fel arundo, e nel nostro caso Crux fidelis inter omnes.
Pange, lingua, gloriósi prœlium certáminis,
et super crucis tropæo dic triúmphum nóbilem,
quáliter redémptor orbis immolátus vícerit.
Canta, o lingua, la lotta del combattimento glorioso e racconta del nobile trionfo sul trofeo della croce, di come il redentore del mondo, immolato, abbia vinto.
De paréntis protoplásti fraude factor cóndolens,
quando pomi noxiális morte morsu córruit,
ipse lignum tunc notávit, damna ligni ut sólveret.
Addolorato per il peccato del progenitore, sua creatura, quando cadde nella rovina della morte, mangiando il frutto proibito, allora il creatore stesso destinò un legno, per porre rimedio ai danni venuti dal legno.
Hoc opus nostræ salútis ordo depopóscerat,
multifórmis perditóris arte ut artem fálleret,
et medélam ferret inde, hostis unde læserat.
Il piano della nostra salvezza aveva richiesto questo passaggio, per vanificare con astuzia, l’astuzia del multiforme corruttore [Satana] e per portare un rimedio proprio di là da dove il nemico aveva colpito.
Quando venit ergo sacri plenitúdo témporis,
missus est ab arce Patris Natus, orbis cónditor,
atque ventre virgináli carne factus pródiit.
Quando, dunque, venne la pienezza del sacro tempo, fu inviato, dalla rocca del Padre, il Figlio creatore del mondo, che, fattosi carne, fu partorito da un ventre verginale.
Lustra sex qui iam perácta tempus implens córporis,
se volénte, natus ad hoc, passióni déditus,
agnus in crucis levátur immolándus stípite.
E questi, trascorsi ormai sei lustri, percorrendo sino alla fine il tempo della [sua] vita umana [letteralmente: terminando il tempo del [suo] corpo], consegnandosi di sua spontanea volontà alla passione — era nato per questo —, è sollevato sulla croce come un agnello da immolare su un ceppo.
Æqua Patri Filióque, ínclito Paráclito,
sempitérna sit beátæ Trinitáti glória,
cuius alma nos redémit atque servat grátia. Amen.
Al Padre e al Figlio e all’illustre Paraclito, sia un’eguale e sempiterna gloria, alla beata Trinità, la cui grazia vivificante ci ha redento e ci preserva. Amen.
Seconda parte dell’inno Pange, lingua, … certaminis
Settimana Santa [e, ad libitum, anche nelle ferie della quinta settimana di Quaresima], alle Lodi Mattutine
Autore: San Venanzio Fortunato
En acétum, fel, arúndo, sputa, clavi, láncea;
mite corpus perforátur, sanguis, unda prófluit;
terra, pontus, astra, mundus quo lavántur flúmine!
Ecco aceto, fiele, canna, sputi, chiodi, lancia; il corpo mansueto è perforato e ne scaturiscono sangue ed acqua; la cui corrente lava la terra, il mare, le stelle, il mondo!
Crux fidélis, inter omnes arbor una nóbilis!
Nulla talem silva profert flore, fronde, gérmine.
Dulce lignum, dulci clavo dulce pondus sústinens!
Croce fedele, nobile albero, unico tra tutti! Nessun bosco ne offre uno simile per fiore, fogliame, germoglio. Dolce legno, dolce palo, che porti un dolce peso.
Flecte ramos, arbor alta, tensa laxa víscera,
et rigor lentéscat ille quem dedit natívitas,
ut supérni membra regis miti tendas stípite.
Piega i rami, alto albero, rilascia le [tue] fibre distese e si pieghi quella rigidità, che avesti dalla nascita, per concedere alle membra del re celeste un tronco tenero.
Sola digna tu fuísti ferre sæcli prétium,
atque portum præparáre nauta mundo náufrago,
quem sacer cruor perúnxit fusus Agni córpore.
Tu sola fosti degna di portare il riscatto della stirpe [umana] e di preparare un porto all’umanità, [ridotta come un] navigante naufrago, che il sangue sacro, effuso dal corpo dell’Agnello, ha unto.
Æqua Patri Filióque, ínclito Paráclito,
sempitérna sit beátæ Trinitáti glória,
cuius alma nos redémit atque servat grátia. Amen.
Al Padre e al Figlio e all’illustre Paraclito, sia un’eguale e sempiterna gloria, alla beata Trinità, la cui grazia vivificante ci ha redento e ci preserva. Amen.
E’ la sequenza che va cantata nella Messa del giorno di Pasqua e durante l’ottava di Pasqua.
Victimæ paschali laudes immolent Christiani.
Agnus redemit oves:
Christus innocens Patri reconciliavit peccatores.
Alla vittima pasquale s’innalzi oggi il sacrificio di lode.
L’Agnello ha redento il suo gregge,
l’Innocente ha riconciliato noi peccatori col Padre.
Mors et Vita duello conflixere mirando:
Dux Vitæ mortuus, regnat vivus.
Morte e Vita si sono affrontate in un prodigioso duello.
Il Signore della vita era morto, ma ora, vivo, trionfa.
Dic nobis, Maria, quid vidisti in via?
Sepulcrum Christi viventis, et gloriam vidi resurgentis,
angelicos testes, sudarium et vestes.
Surrexit Christus spes mea: præcedet suos in Galilaeam.
«Raccontaci, Maria, che hai visto sulla via?».
«La tomba del Cristo vivente, la gloria del Cristo risorto,
e gli angeli suoi testimoni, il sudario e le sue vesti.
Cristo, mia speranza, è risorto: precede i suoi in Galilea».
Scimus Christum surrexisse a mortuis vere:
Tu nobis, victor Rex, miserere.
Amen. Alleluia.
Sì, ne siamo certi: Cristo è davvero risorto.
Tu, Re vittorioso, abbi pietà di noi.
Amen. Alleluia.





