Delitto e castigo (Fëdor Dostoevskij – 1866)
Zingonia Zingone, Elisa Calessi e Nicola Commisso hanno deciso di salvare nella loro “cassaforte impermeabile” questo libro. Ho chiesto loro di raccontare il perchè in pochissime righe. Eccole.
“Perdonami se ti faccio leggere un romanzo che a tratti ti risulterà ripugnante, ma so che alla fine capirai: è rivolto al risveglio della coscienza. È pesante (e rischioso) perché non nasconde niente dell’umano, anzi mette in evidenza l’universo – paradiso, purgatorio e inferno – che esiste in te. Ma fungendo da specchio, ti darà la possibilità di conoscerti meglio per riunire correttamente tutti i pezzi del tuo io. Forse dal rapporto tra il protagonista e la sua fidanzata, ti accorgerai che l’amore precede la conoscenza. Chi si apre all’amore (inteso come riflesso della misericordia di Dio) ha la possibilità di conoscersi e quindi salvarsi. E questo ti farà sentire già un po’ salvo.” Zingonia Zingone
“Sono legata a questo libro perché, per la prima volta, mi ha spalancato davanti agli occhi il dramma della libertà. Quando si è liberi? Qual è il rapporto tra i nostri atti e le conseguenze che essi hanno sulla vita nostra e di chi è intorno a noi? Esiste una salvezza per chi ha commesso un errore irrimediabile? Dostoevskij, attraverso la storia dello studente Raskòlnikov e del suo doppio omicidio, sviscera queste domande. Ma il delitto è come l’antefatto. Da lì inizia una discesa agli inferi, alla scoperta di sé, che cambierà la sua vita. Fino all’incontro inatteso con il perdono.” Elisa Calessi
“È solo uno dei tanti capolavori di Dostojevski, forse, però, quello le cui pagine sento più eloquenti. Mostra, infatti, il fallimento del superuomo – l’uomo delle Memorie dal sottosuolo che crede di poter fondare il bene e il male a partire dalla propria testa, ma qualcosa in lui non si dà pace – e le sue conseguenze drammatiche (significativa la deriva fisica del male, a sottolineare l’unità dell’uomo); ma anche la necessità del castigo e la redenzione attraverso l’amore – «Li aveva risuscitati l’amore» – esplicitata dalla lettura dei protagonisti del vangelo di Lazzaro. Leggere Dostojevski è leggere l’uomo, tutto l’uomo, in tutte le sue contraddizioni, i suoi dubbi e il suo mistero profondo. Come scrisse lui stesso: «Ogni mio Osanna è nato nella fucina del dubbio».” Nicola Commisso
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