La vedova allegra (08/11/2015)

img_7497.previewAudio Omelie

11 Novembre 2018

8 Novembre 2015

XXXII Domenica del Tempo Ordinario  (anno B) – Commento alle letture per la Radio Vaticana


La condizione della vedova al tempo di Gesù continuava ad essere disperata. Una nullità sociale in un mondo vecchissimo basato sulla sola forza. La vedova era una donna senza la forza di un uomo. Le vedove e gli orfani incarnavano la situazione di chi non ha più speranze in questo mondo, di chi è privato di ogni umana protezione. Non esistevano molte vedove allegre nel mondo antico.

La prima lettura e il Vangelo di oggi ci raccontano di gesti disperati, o meglio di gesti di fede nella disperazione, compiuti da due vedove.

Nel brano tratto dal primo libro dei Re protagonista è una pagana di Sidone, una vedova non appartenente al popolo di Israele. Anche Gesù parlerà di questa donna come modello di fede. Al profeta Elia, che le sta chiedendo qualcosa da mangiare essa risponde con queste parole cupe: per la vita del Signore tuo Dio, non ho nulla di cotto, ma solo un pugno di farina nella giara e un po’ di olio nell’orcio; ora raccolgo due pezzi di legna, dopo andrò a cuocerla per me e per mio figlio: la mangeremo e poi moriremo. Ma alla fine si fida e fa quello che le indica il profeta di Dio.

Nel Vangelo di oggi, invece, Gesù è l’unico a vedere quanto un dono economicamente irrilevante rappresenti tutto per la vedova che lo sta deponendo nel tesoro del Tempio di Gerusalemme. Dio vede il gesto drammatico di questa seconda vedova nella sua interezza, vede l’atto di fede da lei compiuto espresso dal fatto che anziché difendere rabbiosamente quei due spiccioli per lei sono tutto, li dà incredibilmente a Colui che vede tutto.

Oggi la Parola di Dio ci parla di questo: del valore degli atti di fede. Atti compiuti, per sola fede, nel mezzo di una situazione umana oggettivamente senza vie di uscita. Cosa possono fare gli uomini e le donne quando sono disperati? Quando umanamente è finita? Quando nessuno ti aiuta? Quando nessuno ti può aiutare? Che fare della miseria, che fare della disperazione? Puntare. Offrire. Dare. Donare il niente della miseria. Regalare a Dio, in un urlo volontario, tutto. Questa è preghiera che Dio vede. Gesù osserva come le persone versavano le loro offerte nel tempio. Dio vede l’offerta che punta veramente tutto su di Lui nell’ora del buio che arriva nella vita di tutti. Nelle nostre valutazioni conta solo la quantità di denaro, il valore economico stupefacente capace di spostare un equilibrio. Per Dio no. Il valore è dato dalla fiducia reale riposta in Lui. Dietro una montagna di denaro può esserci un Dio superfluo.

Ma a chi interessa la parola di questa sera? Una salmo constata in modo tagliente che l’uomo nella prosperità non comprende è come gli animali che periscono. Un vero cammino spirituale, quello attraverso cui Dio conduce i suoi discepoli, i suoi amici, i suoi santi, porta a una situazione molto simile a quella di queste donne. Dio stesso toglie la speranza che si poggia su questo mondo, sull’andamento delle cose in questo mondo, per dare una Speranza tutta costruita e consolidata sulla Sua Presenza. L’esperto di Dio arriverà a dire: ho speranza perché ci Sei Tu, non per le cose mi dai! E se questo avviene nel mezzo di una situazione umana buia l’esperienza del discepolo, dell’amico di Dio, del santo è di una Pace immensa, della Pace di Dio discesa dall’alto per dimorare stabilmente nel suo cuore. Pace immensa perché Tu ci sei al cuore del mio dolore. Il buio impenetrabile della mia disperazione è illuminato dalla Tua Presenza!

A questo punto si comprende una situazione ancora diversa, quella di uomini formalmente religiosissimi, ma in realtà tutti aggrappati a questo mondo, all’opinione altrui, ai beni materiali, agli onori. C’è anche chi non dona nulla, c’è chi usa Dio, c’è chi usa e sfrutta la religione per prendere. Per prendere sguardi, per prendere ammirazione, per prendere denaro La denuncia di Gesù contro i capi religiosi di Israele è proprio questa, uomini avidi che si aggrappano al mondo, perché sperano intimamente solo nel mondo e non nella Speranza Grande che viene dall’esperienza della Presenza di Dio. Essi riceveranno una condanna più grave, sentenzia Gesù. Amo Gesù perché ci fa conoscere il vero volto di Dio.

di Padre Maurizio Botta

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