Vipere (08/10/2017)

Audio Omelie

8 Ottobre 2017

Commento alle letture della XXVII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) di P. Maurizio Botta per la Radio Vaticana


Non gli avevano creduto perché non potevano accettare di sentirsi dire con tanta durezza la verità. Farisei e sadducei erano intimamente convinti che la sola appartenenza etnica e religiosa al popolo di Israele fosse sufficiente per la salvezza. Giovanni il Battista li aveva apostrofati così: razza di vipere. Li aveva accusati di essere sterili spiritualmente, senza frutti di conversione. La coscienza diceva loro che quella era la verità, ma accettarla avrebbe voluto dire perdere la reputazione di santità e dover cambiare vita. Per questo anche vedendo prostitute e pubblici peccatori pentirsi e ascoltare Giovanni il Battista non poterono mettersi in discussione.

Anche il mite Gesù li aveva insultati chiamandoli, ipocriti, sepolcri imbiancati, figli del demonio e guide cieche. Come un faro nella notte, Gesù, aveva illuminato il loro cuore nero. Li aveva accusati di amare solo la gloria che proveniva da uomini come loro, di amare il denaro, di amare i saluti nelle piazze, di amare terribilmente questo essere temuti e rispettati dal popolo. E non potendolo uccidere, pur volendolo fare, attesero il momento opportuno perché era pericoloso inimicarsi la folla che pendeva dalle sue labbra. Come è stato per Giovanni il Battista così è stato per Gesù e così è e sarà sempre per tutti i santi uniti al figlio di Dio come tralci alla Vite.

Quando i veri servi del Signore, uniti al Signore,  illuminano il nostro peccato, la nostra sterilità rispetto ai frutti di bontà che Dio attende da noi, cosa facciamo? Se un sacerdote dice dal pulpito con forza: non ti è lecito desiderare la donna d’altri, non ti è lecito assumere cocaina, non ti è lecito andare a prostitute o nutrirti di pornografia, non ti è lecito frequentare siti di incontri cosa accade? Se un sacerdote denuncia la vanità orgogliosa di chi si crede superiore agli altri trattandoli con alterigia, se un sacerdote ricorda con nettezza che ogni ansia, agitazione e inquietudine non sono altro che mancanza di Fede nella Provvidenza di Dio. Cosa accade?  Se un sacerdote denuncia l’assurdità di fare la Comunione continuando senza ripensamenti a odiare chi abbiamo più vicino, cosa continua ad accadere oggi?

O infastiditi si recrimina odiandolo cercando complicità con altri nel segreto o ci si dispera tristi. Sempre orgoglio è. Orgoglio in azione o orgoglio ferito. Cambia poco. L’umiltà di un vero pentimento è il punto di partenza per ricevere la linfa della Vite, lo Spirito di Gesù. L’autonomia orgogliosa di chi non accetta realmente di dover essere ad ogni secondo smisuratamente perdonato genera durezza con sé stessi e con gli altri. Alla lunga spietatezza. Sempre sterilità spirituale.

di Padre Maurizio Botta C.O.

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