Ali sporche (Coez, 2012)
Mario Adinolfi ha deciso di salvare nella sua “cassaforte impermeabile” questa canzone. Gli ho chiesto di raccontare il perchè in pochissime righe.
“Silvano era il mio assistente di studio quando conducevo un programma televisivo, sapevo della sua passione per il rap e alcuni suoi demo mi sembravano accattivanti, un giorno saltò un ospite della mia trasmissione quotidiana e feci la pazzia di intervistare lui. Scoprii così Coez, il suo nome d’arte e la sua produzione già nutrita. Qualche anno dopo, ci eravamo persi di vista, lo vedo in un festival musicale presentato da Alessia Marcuzzi su una rete Mediaset a fare la “giovane promessa”, presenta il suo album “Non erano fiori”, oggettivamente bellissimo. Non ha avuto il successo che meriterebbe il caro Silvano, ma insiste e resiste, con il suo sogno nel cassetto e con i suoi eccessi, ma soprattutto con questa Ali sporche, la canzone più nota di Non erano fiori, che è una gran bella preghiera di una giovane persona ferita che ha “la capacità di trasformare una realtà bianca e nera in hd” e l’ostinazione necessaria: “Non mollo manco morto / e imparo dall’impatto con la verità / che è trasparente come il vetro / e puoi tagliartici a metà”. Una bella dichiarazione d’intenti che vorrei fosse al centro delle azioni delle mie figlie e di tutti i giovani che tendono invece a sfuggire “l’impatto con la verità” credendo così di rischiare di meno e invece così perdono tutto. Poi, poiché le “ali sporche” ce l’ho anch’io, mi piace la sicurezza di chi sa di poterci comunque volare.”
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