Audio Omelie
VI Domenica del Tempo Ordinario (anno B) – Commento alle letture per la Radio Vaticana
Toccare. In questo mondo sessuomane percepiamo quanto i verbi “toccare”, “accarezzare” siano compromessi. Evocano subito situazioni pruriginose.
Qui nel segreto di questa casa di Dio, vivendo il Tempo della Liturgia, il Tempo di Dio, ci riappropriamo pure della potenza delle parole e dei gesti.
Gesù tocca. Con i malati Gesù agisce in segreto e in disparte. Non cede mai alla tentazione della spettacolarizzazione del dolore umano. Gesù tocca, sputa, spalma fango, alita, prende per mano. Non aveva bisogno di toccare le piaghe di lebbra per sanare quell’uomo, lo sappiamo dal Vangelo, altre volte guarisce addirittura a distanza, ma in questo caso la lebbra è ben più di una malattia fisica, perché incide la paura nella psiche del malato. Le ferite morali di essere evitato, guardato con orrore, non essere più abbracciato, accarezzato sono le più profonde. Non è facile toccare un malato, qualunque malato, anche solo quando abbiamo l’influenza molte persone ci accostano in un modo che ha in sé qualcosa di innaturale, lo percepiamo chiaramente. Figuriamoci toccare un lebbroso, per di più trasgredendo la Legge, visto che il divieto di avvicinarsi e toccare, naturalmente era reciproco. Ma a quale uomo sano di mente sarebbe passato per la testa di toccare un lebbroso? Amare Gesù non solo perché guarisce il lebbroso, ma perché lo guarisce toccandolo, guarendo così, anche le sue umiliazioni più nascoste.
Oggi tocca a noi, ma abissale è il buio del mondo. Dentro dolori troppo grandi, quando sperimentiamo che le parole non arrivano, non servono a nulla, ci afferra un profondissimo senso di frustrazione, di impotenza nel Bene. Unica luce il comandamento nuovo lasciatoci da Gesù. Le parole amatevi come io vi ho amato, portano dentro la speranza che lo Spirito di Cristo può donarci anche il suo tocco. Fare la Gloria del Padre, significa diventare stabile dimora dello Spirito Santo che ha potere di trasformarci in Cristo. Agire in Cristo, per Grazia. Uniti a Cristo possiamo toccare e accarezzare come Lui, nella Sua Purezza, toccava e accarezzava. Fare esperienza di come la richiesta di toccare per far passare il Suo Amore non sia mai inascoltata. Toccare per guarire l’altro. Non per prendere e per sciupare. Solo questo rende pure le nostre mani e ci guarisce dalla sensualità. Accostarsi ai corpi delle persone e con semplicità quasi impercettibile, senza teatralità, posare una mano sulla spalla o sul capo, con questa intenzione segreta, che sia Cristo a posare la Sua mano che protegge che consola che guarisce. Ripetendo interiormente: Gesù usami. Abbraccia Tu. Tocca Tu. Per lei, per lui voglio che ci sia Tu attraverso di me.
L’abbraccio di Cristo non è un immagine o una metafora, ma verità possibile nella carne. Recuperare la Fede che noi oggi siamo per potenza di Spirito Santo il Corpo di Cristo. Un Corpo con mani che toccano
Padre Maurizio Botta





