Audio Omelie
IV Domenica di Pasqua (anno B) – Commento alle letture per la Radio Vaticana
A chi parla Gesù? È inutile, a volte dannoso, iniziare considerazioni se non si definisce a chi il Maestro stia parlando. Gesù ha appena guarito un uomo cieco dalla nascita in giorno di sabato innescando un’aspra discussione con i farisei. Queste le ultime battute: «È per un giudizio che io sono venuto in questo mondo, perché coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono, diventino ciechi». Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: «Siamo ciechi anche noi?». Gesù rispose loro: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: «Noi vediamo», il vostro peccato rimane».
Per sostenere questa discussione in cui è coinvolto, Gesù presenta sé stesso prima come la porta del recinto delle pecore e poi come “il pastore, quello bello” e non semplicemente come “un bel pastore”. La bellezza che promana da colui che è veramente pastore di Dio è in Gesù assoluta e definitiva. Una bellezza differente da quella fisica. La bellezza fisica o quella di un oggetto innesca in noi l’impulso ad afferrare. La bellezza fisica ha un potere che come un fluido costringe gli altri ad avvicinarsi e a ruotare intorno. A pagare per avere. La Bellezza buona di chi è veramente pastore di Dio si prende cura, non scappa. La vita la da non la prende.
Ma, Gesù, ed è significativo, non si limita a descrivere in positivo le sue caratteristiche, impietosamente mette sotto un faro potente la bruttezza del mercenario. Gesù accusa i farisei che erano riferimento religioso assoluto di fare come il mercenario. Ricorda a questi pseudo-pastori l’ABC: Israele non vi appartiene! Voi vedendo il lupo abbandonate gli uomini e le donne di Israele, fuggite lasciandoli in balia dei suoi denti! E tutto questo perché non vi importa di loro! A voi importa solo di voi stessi! Siete brutti. Per gli ideologi religiosi gli uomini sono soltanto un oggetto che essi possiedono e sfruttano. Queste parole di Gesù vanno a illuminare quale sia la cecità religiosa dei leader religiosi di Israele e come benzina sul fuoco si riaccende la disputa: Sorse di nuovo dissenso tra i Giudei per queste parole. 20Molti di loro dicevano: «È indemoniato ed è fuori di sé; perché state ad ascoltarlo?».
Questa parola accade oggi.
Non c’è bellezza per noi sacerdoti senza unione al “Pastore, quello Bello”, non c’è bellezza eterna e vera se non agiamo per dare la vita e per difendere. Non c’è bellezza vera se in Cristo non ci facciamo mordere al posto di qualcuno più debole. Perché qualcuno più debole possa vivere. Non siamo belli se non ci sacrifichiamo, se non uniamo la vita al “Pastore, quello Bello” che è anche Agnello.
Padre Maurizio Botta





