In A Silvia, Leopardi rivolse alla speranza umana, con le sue promesse giovanili, queste parole: All’apparir del vero tu, misera, cadesti: e con la mano la fredda morte ed una tomba ignuda mostravi di lontano. Il vero per Leopardi è un finale tombale in cui tutto si rivelerà un atroce inganno. La verità c’è, ma è terribile è piena di disperazione, l’ultima parola della nostra vicenda, l’ultima parola per questa carne vivente, pensante, amante che sono “io” che sei “tu” sarà desolazione.
La parola di Dio, migliaia di anni prima, attraverso la voce di Giobbe sembrerebbe confermare tutto questo: I miei giorni scorrono più veloci d’una spola, svaniscono senza un filo di speranza. Con la differenza sostanziale rispetto a Leopardi che il suo non è un grido disperato a un cielo vuoto. Giobbe supplica Qualcuno di ricordarsi: Ricordati che un soffio è la mia vita.
Gesù non è sordo a questo grido così umano e universale di salute. Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demòni. Gesù continua ancora oggi la sua azione esorcistica e taumaturgica. Non è sbagliato cercare Gesù per chiedere la salute, fisica o morale. Non è una richiesta egoistica. Molti di noi hanno cercato Gesù e lo hanno trovato, magari a sera inoltrata. Siamo stati esauditi per cose che possiamo considerare piccole solo fino a quando le diamo per scontate: la guarigione da una malattia, un posto di lavoro, una casa, una moglie.
Ma questo passo del Vangelo descrive anche un’altra esperienza. Quella di cercare Gesù, di trovare Gesù e sentire la risposta che non vorremo: Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là. Gesù percepiva attorno a sé la pressione fortissima di questa umanità che vuole la salute. Pensiamo ai malati che per guarire si sottopongono a drammatici viaggi della “speranza” bruciando tutti i risparmi. La salute è importante perché Gesù vede e guarisce molti, ma c’è qualcosa di più importante: l’insegnamento e la predicazione della Buona Notizia del Regno di Dio. Per questo infatti sono venuto!
Davanti a questa affermazione anche noi resistiamo. Gesù durante una preghiera notturna e solitaria legge nel cuore del Padre l’essenziale, il centro, la priorità. La Volontà del Padre è svelata nel silenzio della preghiera, non è qualcosa di immediato. La pace e il riposo albergano in noi solo facendo nostre le priorità del Figlio che sono le stesse del Padre. Cristo vuole il nostro assenso per regnare su di noi, dandoci la capacità di vedere l’essenziale.
Paolo arresosi a questa volontà di Cristo Re esclamò: Tutto io faccio per il Vangelo (per questa Buona Notizia), per diventarne partecipe anch’io. Diventare partecipi di questa Buona Notizia vuol dire appartenere a Cristo. Fare Esperienza che Cristo vuole e può farci suoi. Sperimentare che unico fondamento della nostra speranza è la Grazia che viene da Lui. Dire con San Gregorio Nazianzeno: Se non fossi tuo, mio Cristo, mi sentirei creatura finita. Altrimenti il vero resterà per ogni uomo di ogni tempo al di là di ogni ottimismo adolescenziale la disperazione di Leopardi.
Padre Maurizio Botta
Audio Omelie
V Domenica del Tempo Ordinario (anno B) – Commento alle letture per la Radio Vaticana





