La Chiesa non parla sempre di peccato, ma sempre annuncia l’Amore di Dio per i poveri peccatori. E il problema è già tutto qui. Perché la Parola di Dio da per scontato che questo mistero di male attraversi la vita dell’uomo. Per quanto malvagia oggi non si può più dire di nessuna azione che sia un peccato. Addirittura ciò che è o non è male è stabilito dal singolo, o dall’opinione della maggioranza, o dai gruppi di influenza. Così per la maggioranza del mondo occidentale il maltrattamento degli animali è sicuramente un male gravissimo, e lo è veramente in alcuni casi, ma l’aborto è un diritto. La soppressione di un bambino nel grembo della madre la cui potenzialità è immensa e sconosciuta, non sapremo mai chi sarebbe diventato, non può essere definita male oggettivo. La conoscenza della Parola del Signore, l’ascolto dei profeti, il catechismo plasmato sulle vite dei santi radicate nella Parola di Dio, tutto questo porta a non fissare autonomamente ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. Non è la maggioranza a stabilire democraticamente ciò che è o non è peccato, non è la cultura, nè solo quello che io sento. Ma raccontando del Creditore e dei due debitori Gesù non sta ancora parlando di perdono dei peccati.
Di fronte a Dio che nella persona di Gesù entra in casa nostra siamo tutti debitori. Il fatto che Gesù conceda l’intimità a Simone il fariseo e l’intimità a questa donna, il fatto che si lasci avvicinare e toccare, determina automaticamente per entrambi l’insorgere di un debito.
Non avendo essi di che restituire, condonò il debito a tutti e due.
Non abbiamo da restituire per un dono così grande. Il fariseo Simone è capace solo di confrontare sé stesso con il peccato degli altri ed effettivamente Gesù stesso riconosce che il peccato di questa donna è dieci volte più grande del suo. Penso che questo Vangelo descriva veramente un cammino di ritorno a casa. Questa donna aveva sentito parlare di Gesù, forse l’aveva visto di nascosto in azione. Va al di là della vergogna come se gli altri non ci fossero. Da qualcosa di suo e di prezioso. La donna non guarda a sé, guarda a Gesù, ha fede in Lui, esprime lo stupore di non essere respinta con gesti fortissimi d’Amore guidati dalla Fede che inaspettatamente, in un crescendo, arrivano a determinare addirittura il perdono dei peccati. È questa grazia ricevuta chiamata contrizione l’amore che ci fa perdonare molto.
I presenti passano dallo stupore per l’accoglienza di questa donna allo sbigottimento per il perdono dei suoi peccati. Ti sono perdonati i tuoi peccati. Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: Chi è quest’uomo che perdona anche i peccati? Il giusto senso del peccato è solo nei gesti di amore che esprimono la Fede che Lui mi ama, Lui non mi respinge , Lui mi perdona. Sintetizza San Paolo: L’uomo non è giustificato per le opere della Legge ma soltanto per mezzo della fede in Gesù Cristo. Questa vita, che io vivo nel corpo, la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha consegnato se stesso per me…
Peccato non è solo uno sbaglio, non è solo un errore. A volte confessiamo i nostri peccati dispiaciuti per noi stessi, per non avercela fatta, per aver fallito. Siamo come allo specchio. Nel peccato in realtà tu vai contro la legge di Dio, vai contro la Sua Parola. Dio fissa una legge che non è estrinseca, non è lontana dal nostro cuore, il decalogo è scritto in noi, e non ascoltare Dio e questa Legge ci conduce inesorabilmente all’infelicità. Adulterio, menzogna, desiderare le cose, il marito, la moglie di qualcun altro, vivere come “bruti” senza Dio senza curare mai l’anima e il rapporto con Lui, questo è chiamato peccato perché allontana l’uomo dalla sua stessa vita.
Fabrizio De Andrè ha cantato in una sua canzone, Bocca di rosa, la storia agrodolce di una di queste donne. Ma il Vangelo racconta l’altra medaglia del peccato, il dolore , la tristezza. Non solo il lato comico, pruriginoso, ma quello drammatico. Il grande peccato ti fa piangere non ha niente di festoso, di giocondo, di allegro. A una così Gesù dice: La tua fede ti ha salvata; va’ in pace! Perché è il peccato che ruba la pace. Si può trovare tutte le locuzioni possibili e immaginabili per non chiamare le cose con il loro nome, per non dire più che il peccato è peccato, per fissare autonomamente ciò che è peccato, ma resta il fatto che non ci si può donare la pace da soli. L’assenza di pace, la paura, l’ansia, la ribellione, la violenza verbale continua, la continua aggressività, l’urlo gridato, il livore, non sono altro che indicatori del fatto che siamo ancora dei non perdonati.
di Padre Maurizio Botta C.O.





