Figli dei fiori (26/02/2017)

Holy Man Jam, Boulder, CO Aug. 1970Audio Omelia

Il verbo “preoccuparsi” compare cinque volte in dieci versetti. Che fare di fronte all’insicurezza per il bisogno di mangiare, di bere e di vestirsi? Il tema di oggi non è la cattiveria della ricchezza, ma servire una cosa, la ricchezza, come fosse un dio (mammona), per placare questa preoccupazione. Gesù ci rivela che comunque servi siamo e che comunque un padrone avremo. Gesù ci chiede di scegliere il padrone. Saremo servi di qualcosa o servi di Qualcuno?

Le immagini poetiche e dolcissime  sugli uccellini del cielo, sui gigli del campo accompagnano parole di Gesù terribilmente contro-corrente. Non valete forse più degli uccellini del cielo? Lui che veste con splendore i gigli del campo, non farà molto di più per voi, gente di poca fede? Non solo Dio c’è, ma Dio non ti abbandona, come descritto dolcemente dal profeta Isaia, si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se costoro si dimenticassero, io invece non ti dimenticherò mai. Dio si preoccupa di te più di una madre. Dio è, per Gesù, il Padre celeste più grande di noi, ma mai lontano. Dio non è indifferente nemmeno delle cose concrete della vita, lui è Padre che sa che ne abbiamo bisogno. Un attenzione personale, forte e capillare (fino al capello). Un’attenzione che non esclude il corpo. “Non preoccuparti perché Dio si preoccupa di te.

Dove sta la tentazione?  Non sta forse nel pensare ansiosamente che nessuno si prenderà cura di me se non sarò io a muovermi? Alla radice c’è l’impressione-convinzione di essere solo in un deserto dove nessuno si preoccupa di te, di come stai, delle cose concrete della vita. Dove quello che hai lo devi strappare con i denti. Non c’è forse un delirio di ansia nella programmazione di un futuro indisponibile? Gesù ci ricorda che contro la morte non c’è preoccupazione che tenga. Chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita?

“E allora largo al fatalismo? Largo al disimpegno? Tutti con le braccia conserte?  Tutti a lasciare il lavoro e a vivere come figli dei fiori?”

Vorrei che sentiste quanto sono aggressive queste obiezioni. Quanto ringhino contro le parole di Gesù. Quanto questa polemica interna  voglia rendere ridicolmente utopiche le parole di Gesù. “Tu sei ingenuo, un povero ingenuo!”

Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta.

La promessa di Gesù è che chi si preoccupa delle priorità di Dio è assistito da Dio anche nelle cose più materiali per una vita tranquilla e dignitosa. Il discepolo è uno che ha fame della Giustizia del Regno di Dio, tutta descritta nel lungo discorso di queste domeniche, uno che la invoca. Il discepolo è uno che ha fame per sé e per gli altri di uno sguardo puro che non rende la donna un oggetto. Il discepolo è un uomo che desidera e chiede ciò che Dio vuole. Un povero che chiede cose che il pagano trascura. Un mendicante che chiede lo Spirito Santo per amare anche i nemici perché Dio così vuole. Un povero in spirito che prega incessantemente senza stancarsi.

Non un figlio dei fiori, ma un figlio di Dio…

di Padre Maurizio Botta C.O.

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