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XXVI Domenica del Tempo Ordinario (anno C) – Commento alle letture per la Radio Vaticana
Gesù, domenica scorsa ci diceva che la ricchezza, per quanto sempre non-giusta, può essere usata in modo fedele. Come? Procuratevi amici con la disonesta ricchezza, perché, quand’essa verrà a mancare, vi accolgano nelle dimore eterne. Il racconto di questa sera è descrizione di che cosa voglia dire non utilizzare questa disonesta ricchezza per farsi amici. Il contesto sempre ci aiuta a collocare le parole di Gesù. A chi sta parlando? Basta leggere i due versetti del Vangelo di Luca successivi agli ultimi letti la scorsa settimana.
I farisei, che erano attaccati al denaro, ascoltavano tutte queste cose e si beffavano di lui. Egli disse: «Voi vi ritenete giusti davanti agli uomini, ma Dio conosce i vostri cuori: ciò che è esaltato fra gli uomini è cosa detestabile davanti a Dio. Lc 16,14-15
Il contesto, quindi, è quello dei farisei che si beffavano di questi insegnamenti, perché erano attaccati al denaro, allora, ed è l’inizio del Vangelo di oggi Gesù disse ai farisei… Luca 16,19.
Gesù non sta parlando a gente inconsapevole, ma a uomini ricchi e religiosissimi, autorevoli per la loro conoscenza delle Scritture, potenti e soprattutto arroganti nel loro atteggiamento di derisione e di sbeffeggiamento. Il personaggio del racconto non è, quindi, solo un uomo ricco di soldi, anche se di soldi è ricco sfondato, indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti, ma un uomo religioso. Non ha un nome. Il povero è conosciuto da Dio, ha un nome preciso, Lazzaro. Ebenezer Scrooge il personaggio principale del racconto Canto di Natale, scritto da Charles Dickens nel 1843 è per noi rassicurante per quanto è caricaturale. Chi di noi potrebbe identificarsi con lui? Il ricco del racconto di Gesù, invece, non disprezza il povero, non lo tormenta, non lo picchia. Semplicemente non lo vede proprio. È per lui invisibile e senza nome e questo è molto peggio. Da Dio è visto e conosciuto con il suo nome. Per Dio non è invisibile. Il nome, nella Bibbia, è parte integrante della persona, è la persona stessa; ne esprime l’identità, e ne indica la funzione fra gli altri esseri viventi; a nuova funzione corrisponde spesso un nome nuovo. Chi è senza nome? Chi non è persona, pensiamo alla violenza del gesto dei campi di concentramento di dare un numero. Il ricco perde il suo essere persona, la sua dignità umana.
Il povero Lazzaro del racconto è un vero povero. Schiacciato dalla povertà vera di chi non ha da mangiare, perfino i cani venivano a leccare le sue piaghe. Un immagine mostruosa e orribile che avrebbe dovuto spezzare il cuore! Una promiscuità di un pover uomo addirittura con le bestie, così abituate alla sua presenza da leccargli le piaghe. Uno sfinimento tale da parte di questo uomo da non avere nemmeno più la forza di allontanare i cani. C’è un limite alle sofferenze. Le sofferenze del vero povero non sono invisibili a Dio. Dio ascolta il grido del povero. Il ricco religioso abbandonato a Mammona, all’idolo del denaro, è cieco davanti a un povero preciso e vero che grida ogni giorno a chiedere qualcosa che sarebbe ampiamente nelle sue possibilità. La finta religiosità dei farisei è sorda davanti alle parole di Dio. Non si parla oggi di povertà, ma si parla di un povero specifico, con un nome conosciuto da Dio.
Stando nell’inferno tra i tormenti… questa fiamma mi tortura …
Non diremo questa sera una parola sull’Inferno e sul Paradiso? Quando Gesù dice che ci sono? Non è tutto qui in questa vita. Se è vero che è anti-evangelico usare l’Inferno per suscitare paura e incubi perché Gesù mai l’ha fatto, è altrettanto vero che Gesù ne parla e anche questa sera in modo esplicito. L’annuncio del Vangelo è quello di un desiderio da parte di Dio di salvezza per tutti, assolutamente anche per i ricchi, infatti pochissimi versetti prima raccomandava loro di farsi amici con la loro non-giusta ricchezza, ma resta però il fatto che la vita dell’uomo è qualcosa di serio, una vera libertà. Gesù ci parla di un non-ascolto colpevole. Gesù dice che c’è la possibilità di avere una cecità disumana sulla miseria. Il ricco di cui ci parla Gesù non ha usato la sua ricchezza per farsi amici, poteva usarla per farsi amico Lazzaro, uno che aveva davanti tutti i giorni.
di Padre Maurizio Botta C.O.





