Nel Nome di Dio (11/06/2017)

Audio Omelie

11 Giugno 2017

Santissima Trinità  (anno A) – Commento alle letture per la Radio Vaticana


Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio.

Cosa significa non credere nel Nome del Figlio di Dio? Cosa intende Gesù con queste parole? È domanda non solo lecita, ma decisiva vista la chiarezza delle sue parole sulla posta in gioco.

Il nome è parte integrante della persona, in un certo senso è la persona stessa, perché di essa evoca istantaneamente il volto, l’identità e la storia. In ambito biblico, a maggior ragione, il nome di Dio non è solamente un soffio della voce. Il nome di Dio è il Signore stesso in quanto si rivela agli uomini e agisce nella storia. È la sua presenza e potenza agente. A Mosè, cui viene “proclamato” il nome del Signore, vengono elencate le caratteristiche intime del suo essere e del suo agire con il suo popolo, con ciascuno di noi per sempre.

Il Signore scese, si fermò là presso di lui (Mosè) e proclamò il nome del Signore. «Il Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà».

Traiamo delle conseguenze nel leggere la nostra vita. Da chi attingiamo la pace? Da chi attingiamo l’amore? Da chi il perdono? Da chi la fedeltà? Da chi la misericordia? Accogliamo veramente questa rivelazione che Dio ci fa proclamandoci il Suo Nome?

Un giorno Gesù disse apertamente in cosa consiste questo giudizio di condanna di Dio.

Il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere. Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio. Gv 3,19-21

Quello che traduciamo con “hanno preferito le tenebre”, in greco suona così, molto più forte,  “hanno amato le tenebre”, ma con l’amore assoluto con cui si ama Dio. Hanno odiato la luce, colui che si è definito la Luce del mondo, Gesù. Tutto il male che è in noi odia Cristo e riconoscere il male dentro di noi è quello che l’orgoglio e il Principe degli orgogliosi, Satana, non vuole. Dare in elemosina il marcio, le tenebre è l’attività del santo.

Riprendiamo allora da quanto dicevamo domenica scorsa di Pentecoste.  Perché pochi parlano dello Spirito Santo? Perché pochi ne fanno esperienza! E perché pochi ne fanno esperienza? Perché pochi lo chiedono!

La Trinità si capisce solo da dentro. È ricevendo lo Spirito che si capisce Dio. Lo Spirito di Cristo è per dire Abbà, per Amare il Padre uniti al Figlio.  La potenza dello Spirito Santo ci riveste dall’alto e ci trasforma. Nella stupenda Orazione sulle Offerte che tra poco pregheremo diremo così:

Invochiamo il tuo nome, Signore, su questi doni che ti presentiamo: consacrali con la tua potenza e trasforma tutti noi in sacrificio perenne a te gradito.

Trasforma tutti in noi in un sacrifico perenne… Che meraviglia! Diventare uniti a Cristo un sacrificio che non passa mai per illuminare le tenebre del mondo. Uniti alla Luce diventare figli della Luce. Uniti a Cristo amare tanto il mondo, anche quando questo ci rifiuta per non voler condannare la tenebre che porta dentro. Uniti a Cristo dallo Spirito di Cristo scoprire e amare Dio come Padre. Che sia così per noi, che questo cammino di unione a Dio in Cristo trasfiguri la nostra comunità.

di Padre Maurizio Botta C.O.


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