Un minuto sul Vangelo di oggi (13/08/2015) di Padre Maurizio Botta

TorturaSdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto. Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello.

Penso che non sia male avere un po’ paura delle parole di Gesù, quando queste oggettivamente fanno paura. Almeno prenderle sul serio quando ne verifichiamo la sconcertante verità. Non solo dopo la morte, ma anche a partire da questa vita chi non perdona è consegnato agli aguzzini, tormentato quindi da dei torturatori professionisti. Facciamo un esempio: quando si ama possessivamente una persona quell’amore che ci sembra fortissimo, grande , infuocato in realtà appena non si è ricambiati come vorremmo, come pensiamo di meritarci, come ci sembra dovuto si trasforma in fastidio, in antipatia, in odio, in non-perdono. E inizia un vero strazio, una tortura orribile. Dietro tantissimi strazi c’è questo non-perdono. Al perdono di Dio relativizzato, banalizzato, prezzato poco segue sempre il perdono non concesso a uomini e donne come noi. Concederci attenuanti per non obbedire alle parole di Gesù di oggi è la spiegazione di dolori strazianti da tortura. Il Padre ci lascia in mano agli aguzzini. Se sono straziato chi non sto perdonando?

Vangelo Mt 18, 21 – 19,1
+ Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette. Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa”. Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito. Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: “Restituisci quello che devi!”. Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò”. Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito. Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?”. Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto. Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello». Terminati questi discorsi, Gesù lasciò la Galilea e andò nella regione della Giudea, al di là del Giordano.

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