L’intera vita come una notte nuziale, dove l’arrivo notturno dello sposo è fuori discussione. Un’attesa non molle. Determinata. Certa dell’arrivo. Un attendere quasi rituale in un giorno speciale. Le espressioni di questo vangelo sono capaci di “struggere”. Felice è dichiarato da Gesù colui che si accorge di che realtà meravigliosa sia essere regnati da Dio e allora sta sveglio. Resiste alla tentazione di mollare tutto, di non aspettare più, di non fare più quei gesti (le vesti strette ai fianchi e le lampade accese) che esprimono la certezza che lo Sposo sta per arrivare. Arriva alla felicità solo un uomo così. E poi l’inaudito di Dio che si mette a servire i suoi servi nella Notte. Quando attorno la vita sembra apparentemente sprofondata nelle tenebre. L’esperienza dei mistici. Uomini e donne esperti già su questa terra di Cristo che viene, prende possesso della nostra carne, abita la nostra carne, pacifica in profondità la nostra carne, santifica la nostra carne. Voglio essere uno di quelli felici per cui Gesù disse: beati loro! Una felicità che dopo la morte diventa eterna e piena.
Vangelo Lc 12,35-38
+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito. Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro!».





