Radici

Omelia Notte di Natale 2018


Chi è sradicato, sradica. Sradicare le persone dalla propria storia per farne agenti di sradicamento è l’imperativo del nuovo che avanza: una umanità indistinta, intercambiabile, mobile in uno spazio artificiale ad uso e consumo di tecnologie sempre più sofisticate, invasive ma molto accomodanti e dispensatrici di servizi che, come ragnatela, avvolgono in morbidi filamenti lo spazio dell’esperienza umana. Un invito a smetterla di sognare i propri sogni per connetterci al sogno che i tecnici stanno scientificamente allestendo per noi.  (3 Gennaio 2015)

Questa la considerazione sui giorni che viviamo di Giovanni Lindo Ferretti tre anni fa in uno dei suoi scritti dal crinale. Una riflessione sulla nostra società su di noi come uomini.

Ma qual è il nostro sogno? L’aspirazione di gioia ci accomuna, ma fin dove deve correre la radice perché il mio tralcio non muoia di sete nelle ore del dolore, in questo freddo che sentiamo tutti?

La radice cerca in profondità acque e nutrimento, ma la radice garantisce anche all’albero di stare in piedi, di non crollare sotto le folate del vento impetuoso, sotto il peso della neve. La tristezza è quando penso che le radici siano inutili perché intanto nella terra della vita non c’è acqua, perché intanto non c’è nutrimento nel terreno della vita. Unico nutrimento per la vita beata è trovare nutrimento per le ore del dolore. Che farne del dolore. La tristezza è quando penso non ci siano radici capaci di reggermi. Chi è protagonista questa sera? Si direbbe l’abisso oscuro e impenetrabile della grotta. La nostra grotta. La mia personale grotta, quel luogo in cui non può arrivare acqua, luce e nutrimento. L’impressione che questa grotta oscura sia la verità! Che la ricerca di radicarsi debba trovare sotto di noi come diceva Leopardi solo un abisso orrido, immenso dove si precipita.

Nelle icone ortodosse la mangiatoia ha la forma di una bara, le fasce del bimbo richiamano già le bende del sepolcro ed è collocata davanti all’ingresso nero di una grotta. Diceva un monaco ortodosso del secolo scorso Seraphim Rose

Gesù deve nascere nella tua grotta per venire nuovamente al mondo

In umiltà pregare vuol dire disporre il nostro animo all’ascolto di Dio perché  Lui sa già quello che desideriamo. Essere noi ad ascoltare, per scoprire lo sforzo che Dio fa ogni giorno. Ascoltarlo che ci dice: “Io ti vengo a cercare sempre” La felicità anche nelle ore del dolore è scoprire che il mio ramo è unito a una Vite che ha le sue radici nel profondo dei cieli. È scoprire che non c’è abisso oscuro così profondo per le spalle del Buon Pastore. Gesù Cristo nasce per questo. Diceva nel cuore del Medioevo  Isacco, monaco cistercense 1100-1169 dell’Abbazia della Stella è vicino a Poitiers Francia centro orientale)

Nel tabernacolo del grembo di Maria Cristo dimorò nove mesi, nel tabernacolo della fede della Chiesa (Cristo dimora) sino alla fine del mondo, nella conoscenza e nell’amore dell’anima fedele (Cristo dimorerà) per l’eternità.

Chi è sradicato sradica. Senza radici non  è possibile una vita compiuta non possibile accogliere né fare comunità.

La Vita è breve ritornate alla Fonte della Vita, non guardate alle misere apparenze della Chiesa, di noi sacerdoti, non fermatevi ai nostri brutti caratteri, alle nostre incapacità, freddezze e durezze. Non perdete la Luce che brilla più in profondità di ogni dolore, di ogni solitudine. Lasciatevi afferrare da Gesù. Tornate a pregare. Tornate a confessarvi. Tornate alla Santa Messa alla domenica. Avete cercato ovunque è ora di tornare a casa. È ora di ritornare a trovare nutrimento, calore e sostegno dalle bufere della vita.

di Padre Maurizio Botta C.O.

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