
Il nome è parte integrante della persona, in un certo senso è la persona stessa, perché di essa evoca istantaneamente il volto, l’identità e la storia.
In ambito biblico, a maggior ragione, il nome di Dio non è solamente un soffio della voce. Il nome di Dio è il Signore stesso in quanto si rivela agli uomini e agisce nella storia.
Il nome di Gesù non evoca semplicemente, ma continua a realizzare anche in questo istante la rivelazione e l’azione più decisiva di Dio nella storia dell’umanità. San Paolo esprime tutto questo affermando che il Padre:“l’ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome; perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra; e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre.”(Filippesi 2,9-11) e ricordando che: “Nessuno può dire «Gesù è Signore» se non sotto l’azione dello Spirito Santo.”(1Corinzi 12,3).
Il nome Gesù rende presente e agente un azione particolare.
Gesù è la rivelazione e l’azione di Dio che salva ogni uomo:
“Non vi è altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale possiamo avere la salvezza.” (Atti 4,12) Nessuno si salverà senza di Lui. Un giorno scopriremo esterrefatti fino a che punto ogni salvezza per ogni uomo promani da Gesù Cristo.
Un azione di salvezza descritta con precisione dalle parole dell’angelo a Giuseppe: “tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati.” (Matteo 1,20-21) La salvezza è quindi dai peccati di cui comprendiamo la gravità solo alla luce della grandezza di questo intervento. Agisce per guarirci da una paralisi per noi impossibile da curare. L’irrilevanza della consapevolezza del peccato rende irrilevante il nome di Gesù.
Questa incredulità nella sua opera presente per salvarci dai peccati rende impossibile infine, la ricezione del Suo stesso Potere: “A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati.” (Giovanni 1,12-13)
Diventare figli di Dio non è quindi automatico, ma legato a questo accogliere, che è credere nel suo nome, ovvero nella sua indispensabile presenza agente per salvarci dai peccati.
Padre Maurizio Botta





