Audio Omelie
XXI Domenica del Tempo Ordinario (anno B) – Commento alle letture per la Radio Vaticana
La possibilità di abbandonare il Signore. Altro nome della libertà umana.
Quando Giosuè pronuncia solennemente il suo discorso al popolo, appena liberato da Dio, conclude così: Se sembra male ai vostri occhi servire il Signore, sceglietevi oggi chi servire: se gli dèi che i vostri padri hanno servito oltre il Fiume oppure gli dèi degli Amorrèi, nel cui territorio abitate. Quanto a me e alla mia casa, serviremo il Signore.
Fare memoria degli interventi del Signore nella nostra vita per rispondere e decidere liberamente chi servire.
Oggi si conclude anche il lungo discorso di Gesù sul Pane di Vita. Dicevamo la settimana scorsa come fossero per tutti gli ascoltatori, discepoli e non, parole così concrete e realistiche da risultare stomachevoli. Gesù escludendo ogni possibile interpretazione simbolica vede incrinata la sua fama: Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui.
Noi dunque, come questi primi discepoli, siamo veramente liberi. Non possiamo dare mai per scontato il seguire Gesù, se lui stesso è stato disposto fin da subito per una realtà fondamentale come l’Eucaristia a perdere la maggior parte dei suoi discepoli.
Ma detto questo non dimentichiamoci mai una cosa. Perché tutto ciò che è brutto e deforme deriva da questa dimenticanza.
Dio, è veramente libero.
Non anche Dio. Dio è libero e noi anche, ma per dono. Lui per natura noi per regalo. È chiaro questo?
Quella divina è una libertà selvaggia, affascinante, desiderabile. Gesù è selvaggio. Non ha paura di restare solo.
Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio».
La risposta della fede, la risposta di Pietro, la risposta della Chiesa di sempre erompe dinanzi a questa libertà assoluta di Cristo: “Volete andare via anche voi?” Vi supplico, lasciamoci ripetere questa domanda come una cantilena, come una goccia cinese. Che questa parola torturi me. Perché mi ricorda che io non sono necessario. Dio non ha bisogno di me! Da qui inizia la Gioia perché da qui può iniziare la Gratitudine. Terminato il capriccio dell’amor proprio, del credermi qualcuno, può iniziare lo stupore per il Dono e la richiesta più vera: fra le vicende del mondo là siano fissi i nostri cuori dove è la Vera Gioia.
Padre Maurizio Botta C.O.





