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XIII Domenica del Tempo Ordinario (anno C) – Commento alle letture per la Radio Vaticana
Gesù descrive sé stesso come un uomo senza nido, senza tana, senza riposo. Afferrato da una priorità bruciante che è il destino stesso dei suoi veri discepoli. Quanti aspiranti seminaristi cercano, invece, nel sacerdozio una fuga dal mondo, un nido, una tana in cui nascondersi. La priorità di Gesù è il Regno di Dio ed è una priorità così bruciante da definire la vita del vero sacerdote. Benché Gesù stesso comandi di pregare il Padre per chiedere preti perché la “messe è molta e gli operai sono pochi”, non per questo si dimostra largo nell’accogliere tutti i candidati.
Giovedì, 10 giugno 2010, durante una Veglia Internazionale, il Papa emerito Benedetto XVI rispondendo alle domande di sacerdoti di tutte le parti del mondo fece tra le altre queste tre considerazioni che oggi ci permettono di illuminare le caratteristiche di una vita sacerdotale vissuta veramente.
Io penso che, soprattutto, sia importante che i fedeli possano vedere che questo sacerdote non fa solo un “job”, ore di lavoro, e poi è libero e vive solo per se stesso, ma che è un uomo appassionato di Cristo, che porta in sé il fuoco dell’amore di Cristo.
In realtà, le tentazioni, oggi, sono grandi; soprattutto, si impone la cosiddetta “visione moderna del mondo”, che diventa il criterio di quanto sarebbe possibile o impossibile. E così, proprio con questo criterio che tutto è come sempre, che tutti gli avvenimenti storici sono dello stesso genere, si esclude proprio la novità del Vangelo, si esclude l’irruzione di Dio, la vera novità che è la gioia della nostra fede.
Un grande problema della cristianità del mondo di oggi è che non si pensa più al futuro di Dio: sembra sufficiente solo il presente di questo mondo. Vogliamo avere solo questo mondo, vivere solo in questo mondo. Così chiudiamo le porte alla vera grandezza della nostra esistenza. Il senso del celibato come anticipazione del futuro è proprio aprire queste porte, rendere più grande il mondo, mostrare la realtà del futuro che va vissuto da noi già come presente. Vivere, quindi, così in una testimonianza della fede: crediamo realmente che Dio c’è, che Dio entra nella mia vita, che posso fondare la mia vita su Cristo, sulla vita futura.
Sacerdote come esperto di tutto questo. Un uomo afferrato dal Fuoco di Dio che irrompe nel presente e rende la sua vita irriducibile a ogni mondanità. Un uomo che incarna la verità del Futuro di Dio. Un uomo non addomesticabile, non comprabile, un uomo con i piedi ben piantati in terra, ma con il suo tesoro in cielo in modo immediatamente evidente per tutti. Un uomo certo che la risposta attesa dal cuore di ogni uomo è il Regno di Dio, che Dio regni con forza nella vita degli uomini.
Così sia per ognuno noi. Diamo il nostro assenso libero, il nostro amen, il nostro “eccomi”. Niente di più caro per noi di questa tua regalità su di noi.Regna Signore sui miei pensieri, sui miei desideri, sulla mia carne, sui miei nervi. Regna su di noi.
di Padre Maurizio Botta C.O.
*Nella fotografia un’opera dello scultore Remo Belletti di Collagna.





