Al centro delle letture di oggi c’è l’invito a non avere paura delle reazioni negative suscitate da quell’annuncio che Dio stesso ci spinge a fare. Ci viene garantito che nulla mai sfugge alla mano di Dio, anche nelle situazioni più drammatiche, dove con la morte del corpo tutto sembrerebbe finito, perduto.
Geremia profeta sente attorno a sé oltraggi, insulti, vergogna, insinuazioni, derisione e l’odio, addirittura, dei suoi stessi amici.
Tutti i miei amici aspettavano la mia caduta: «Forse si lascerà trarre in inganno, così noi prevarremo su di lui, ci prenderemo la nostra vendetta».
Ma il profeta, il vero discepolo, è colui che ha rimesso la sua causa nel Signore.
Il Signore è al mio fianco come un prode valoroso, per questo i miei persecutori vacilleranno e non potranno prevalere.
Nel salmo 68 troviamo il pianto intimo del discepolo al Suo Signore.
Per te io sopporto l’insulto e la vergogna mi copre la faccia; sono diventato un estraneo ai miei fratelli, uno straniero per i figli di mia madre. Perché mi divora lo zelo per la tua casa, gli insulti di chi ti insulta ricadono su di me.
Nel Vangelo Gesù ci dice che la provvidenza di Dio è totale e completa per tutti gli uomini e per tutti gli animali. Nemmeno due passerotti, venduti al mercato per 1 soldo pari a circa 1,25 euro, muoiono per caso. A maggior ragione lo Sguardo del Padre è costantemente attento sui suoi figli, sui profeti, su tutti quelli che riconoscono e annunciano il Figlio suo. Tutte le volte che riconosciamo Gesù davanti agli uomini siamo davanti al Padre in un modo particolarissimo. Ci è preannunciato, infatti, con lealtà, che questo annuncio non riscuoterà sempre successo. Non verrà accolto entusiasticamente, tanto che Gesù confermando le parole di Geremia e del Salmo invita a non temere. Gesù conosce la fatica della testimonianza esplicita e la nostra paura che ci spingerebbe a non renderla. Il profeta-discepolo rivive nella sua carne le stesse esperienze del Maestro. Per questo ci rassicura che non una lacrima, non un gemito, non un’umiliazione subita per questo annuncio sfuggirà alla “grande tenerezza” del Padre. Anche i nostri capelli sono contati.
Non abbiate paura degli uomini, poiché nulla vi è di nascosto che non sarà svelato né di segreto che non sarà conosciuto. Quello che io vi dico nelle tenebre voi ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio voi annunciatelo dalle terrazze.
Un’ultima considerazione. Nella Chiesa non ci sono conoscenze “riservate” solo ad alcuni illuminati. Quello che Gesù insegna, anche segretamente in un rapporto cuore a cuore, deve essere manifestato a tutti e non riservato solo a quelli che sono “pronti” o “felici” di accoglierlo.
Parole queste da armonizzare con altre indicazioni di Gesù che ci invitano a non dare le cose più sante ai porci e ad essere semplici come colombe ed astuti come serpenti. A ricordarci, contro ogni esibizionismo, che non ogni momento è opportuno, che esiste una gradualità e che semplicità non è ingenuità. Nulla è segreto nella Chiesa, ma non per quelli che volontariamente non vogliono saperne di ascoltare. Rimane la libertà terribile di auto-escludersi e anche di rivoltarsi.
di Padre Maurizio Botta C.O.





