Salmo 26
Il Signore è mia luce e mia salvezza: di chi avrò timore? Il Signore è difesa della mia vita: di chi avrò paura? Una cosa ho chiesto al Signore, questa sola io cerco: abitare nella casa del Signore tutti i giorni della mia vita, per contemplare la bellezza del Signore e ammirare il suo santuario. Sono certo di contemplare la bontà del Signore nella terra dei viventi.
Questo Salmo della Liturgia di oggi descrive la casa del Signore come luogo verso cui andare. È un’abitazione, quindi, esterna all’uomo. Tempio in cui l’uomo entra. La chiesa cristiana, intesa come edificio, non è più il tempio di Gerusalemme descritto in questo Salmo 26. La nostra unione a Cristo coinvolge la nostra stessa carne. Non è solo vicinanza psicologica o emozionale. Questo compimento così concreto, non sempre e non immediatamente, è accolto e gradito anche da tanti battezzati. Essere cristiani significa credere che la nostra carne è il nuovo e definitivo tempio di Dio, in Cristo. È in noi, nella nostra carne che Dio abita e ci difende. È il Signore che abita in noi ora e per tutti i giorni della nostra vita. È nella nostra carne che possiamo gustare il centuplo della Bellezza e della Bontà di Dio. La nostra povera carne, la povera carne del mio corpo, sono quei cinque pani d’orzo e due pesci che Cristo moltiplica unendoli alla Sua Natura Divina. Cristo ci abita. È la nostra carne la terra dei viventi.
Spera nel Signore, sii forte, si rinsaldi il tuo cuore e spera nel Signore.
di Padre Maurizio Botta
La nostra partecipazione al corpo e al sangue di Cristo non tende ad altro che a trasformarci in quello che riceviamo, a farci rivestire in tutto, nel corpo e nello spirito, di Colui nel quale siamo morti, siamo stati sepolti e siamo risuscitati.
Dai «Discorsi» di san Leone Magno, papa (Disc. 12 sulla passione, 3, 6, 7; Pl 54, 355-357)





