Requiem, Lacrimosa (Wolfang Amadeus Mozart)
Elisa Calessi ha deciso di salvare nella sua “cassaforte impermeabile” questo brano. Le ho chiesto di raccontare il perchè in pochissime righe. (Nel video al minuto 2 e 15 preceduto dal Confutatis maledictis)
“Brano tratto dal Dies Irae del Requiem, è l’ultima musica che Mozart compose. Il girono dopo aver scritto il Lacrimosa, la notte tra il 5 e il 6 dicembre 1791, morì. In questo momento di miracolosa genialità Mozart, usando le parole della liturgia, racconta il dramma della vita. E l’irrompere, in essa, di Gesù Cristo. Descrive l’esistenza com’è: errori (reus), che determinano lacrime ora e perciò in eterno (lacrimosa). A rompere questo destino, che produce solo macerie (favilla) e ci trasforma in condannati, può essere solo un immeritato perdono (parce). Implorato. E dato. Solo se Dio mi risparmia, mi salva, solo se è possibile chiedere a qualcuno il perdono, essendo certi che può darlo, nonostante i nostri errori, la colpa non schiaccia più. Resta, ma non è l’ultima parola. Allora la cupezza, realisticamente giustificata, dell’uomo, si apre a una luce che fa nuovo tutto. La paura lascia il posto alla serenità di chi si sente abbracciato. Le lacrime, se c’è qualcuno che mi perdona, non sono più terribili.”
Discoteca completa.





