Telegraph road (Dire Straits, 1982)
Mario Adinolfi ha deciso di salvare nella sua “cassaforte impermeabile” questa canzone. Gli ho chiesto di raccontare il perchè in pochissime righe.
“Mark Knopfler inserisce Telegraph Road nell’ultimo vero disco dei Dire Straits, si intitola Love over Gold ed è un disco stranissimo intanto perché composto di soli cinque brani, uno dei quali stravolgente (Private investigations) in cui vengono mixati la camminata del cantante, una monetina che gira su un tavolo e un bicchiere che si rompe. Poi c’è Telegraph road, una canzone che dura quindici minuti, una roba impensabile. Oggi è obbligatorio produrre brani di tre minuti “altrimenti le radio non lo passano”, ma anche nel 1982 fare un disco con soli cinque brani, uno con la monetina e i passi mixati, un altro da quindici minuti, era roba da pazzi. Ma Mark Knopfler è un genio assoluto e quel disco vendette dieci milioni di copie. Ho conosciuto Telegraph Road perché i due minuti di intro strumentale del brano facevano da sigla al più bel programma mai prodotto dalla Rai, la Notte della Repubblica di Sergio Zavoli, sugli anni del terrorismo. La sigla sembrava musica classica, invece nei credits scoprii che era l’intro di un brano rock. Da ragazzino curioso qual ero incappai così in Telegraph Road e in Mark Knopfler, credo l’unica rockstar laureata del pianeta, con una laurea vera in letteratura presa prima del grande successo, non quelle finte lauree honoris causa che danno pure a Vasco Rossi. Ebbene scoprii che Mark Knopfler ispirato dall’opera di uno scrittore norvegese, Knut Hamsun (premio Nobel per la letteratura nel 1920) e da un viaggio sulla statunitense Route 24 (appunto, la “Telegraph Road”) aveva composto una canzone che è un quadro impressionista che con poche pennellate racconta la nascita di una città, dal primo insediamento di un viandante che si ferma su un sentiero, alla strada a sei corsie che attraversa l’agglomerato urbano nella contemporaneità. Sulla strada, on the road, si affaccia l’umanità composta da donne e da uomini che si amano ormai con freddezza, che sono aggrediti dalla crisi economica e dalla disoccupazione, che infine vedono la disperazione. Ma non si rassegnano, vogliono alla fine andare via, in qualche modo salvarsi e salvarsi insieme. Bisogna guardare le mani di Mark Knopfler muoversi sulla sua chitarra elettrica, con maestria perfetta da novello Paganini con assoluta naturalezza e nessun atteggiamento da rockstar, come se stesse semplicemente mettendo a frutto il talento unico donato da Dio, per capire che quella musica è salvezza. Nella versione live qui linkata, in un concerto di un Mark Knopfler ormai ultrasessantenne, si percepisce tutta la classe innata e quindi misurata del genio unico in una composizione senza pari nella storia della musica leggera mondiale, con un inserto musicale al pianoforte e sei minuti finali di crescendo solo strumentale che non possono non far capire come essere non conformisti sia l’unica strada per dare senso davvero alle proprie capacità.”
Discoteca completa.





