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XXV Domenica del Tempo Ordinario (anno B) – Commento alle letture per la Radio Vaticana
In Gesù vediamo il volto di Dio. Un volto che non cambia. Gesù non cambia e vuole oggi quello che voleva duemila anni fa. Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Insegnamenti non per la folla. Esclusivi per i sui discepoli. Contenuto: la sua morte e la sua risurrezione. Mi pento di tutte le volte che ho usato l’intimità con Cristo per sedurre, per avere un’attenzione, quando ho rivelato le cose più preziose “da discepoli” al primo che passa. Quando la voglia di affascinare o di compiacere gli uomini me li ha fatti preferire alla volontà di Gesù. La perla al porco.
Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo.
Insegnamenti non capiti. Generano disagio. Insegnamenti che spaventano. Hanno paura addirittura a chiedere di più. Questa volta non vogliono capire di più. Perché?
Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande.
Paura perché ben altro interessava ai discepoli più intimi di Gesù. Lui è vivente e a due passi da loro. Loro lo hanno ascoltato poche ore prima parlare della sua morte. Continuano a non volere il Messia Sofferente descritto dal profeta Isaia. E allora fanno i vaghi. Maggiormente ingolositi dalle parole Regno dei cieli, Regno di Dio vogliono capire chi tra loro sia il più grande. A loro interessa il confronto per capire chi sarà più potente, più influente. È imbarazzante anche solo immaginarlo. È imbarazzante vedere quanto i discepoli descrivano il nostro cuore. Quanto la lettura di Giacomo di questa Domenica lo descriva.
Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti». E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».
Gesù li corregge. Li corregge con parole unite a un gesto simbolico. Tenero solo per la sensibilità moderna. Per i discepoli durissimo. Accogliere nel nome di Cristo una realtà che umanamente è il nulla significa accogliere Lui e attraverso di Lui, Dio Padre stesso. Lo Spirito Santo ci marchi a fuoco con la nostalgia di essere primi servendo tutti. Primi nel desiderare il posto che nessuno ci vuole rubare. Gustare la pienezza della Pace di Dio là dove uno sguardo puramente “carnale” non vede nulla di desiderabile. Trovare Dio nel nulla, in un bambino. Occorre solo capire nel 2015 chi sia il “nulla” sociale che Gesù abbraccia e ci invita ad accogliere.
di Padre Maurizio Botta C.O.





