Audio Omelie
III Domenica del Tempo Ordinario (anno A) – Commento alle letture per la Radio Vaticana
La parola “redenzione” è poco usata, eppure è fondamentale perché indica la più radicale liberazione che Dio poteva compiere per noi, per tutta l’umanità e per l’intera creazione. Sembra che l’uomo di oggi non ami più pensare di essere liberato e salvato da un intervento di Dio; l’uomo di oggi si illude infatti della propria libertà come forza per ottenere tutto. Si vanta anche di questo. Ma in realtà non è così. Quante illusioni vengono vendute sotto il pretesto della libertà e quante nuove schiavitù si creano ai nostri giorni in nome di una falsa libertà!
Ho voluto rileggervi, a quattro mesi di distanza, le parole che Papa Francesco pronunciò nell’udienza del 10 Settembre 2016, a un soffio dalla chiusura del Giubileo della Misericordia. La notizia buona infatti che spinge Gesù a insegnare in ogni sinagoga è il Regno dei cieli, il Regno di Dio, come, cioè, Dio agisce dentro alla carne della storia, come Dio opera. E Dio opera salvando, liberando. Questa redenzione è vicina, a portata di sussurro.
Io vi farò pescatori di uomini…
Frase gravida. Gravida di speranza, di forza. È l’azione sua che ci rende salvatori dal Male. I pesci fuori dal mare muoiono. Gli uomini solo fuori dal Male vivono. E il Male è tenebre. E il Male è freddo. E il Male è paura. Il Male è buio freddo e tenebroso. Il Male è prigionia e schiavitù. Forgiati da Dio per estrarre dal gelo di una vita senza senso, senza luce, senza calore. Non solo accudimento. Non solo ferite leccate. Non solo accompagnamento, ma salvezza. Tirar fuori dalle tenebre. “Ma noi non possiamo salvare nessuno…”. Vero. Lui può salvare. Lui vuole salvare. Lui unendoci a sé ci fa salvatori in Lui. Gesù opera per addestrare alla salvezza, non ci fa solo confortatori di uomini che muoiono di freddo nelle tenebre. Non ci rende leccatori di feriti. Ci rende vigili del fuoco. Perché evidentemente lui vede così gli uomini. Li vede sotto. Sott’acqua, sotto le macerie, prigionieri, spaventati, al buio. Stanchi e sfiniti.
Senza di Lui, autonomamente, è come voler uccidere la Balena Bianca. Il Leviathan ha troppo dura la scorza. Al massimo ed è già molto qualche volta salviamo i corpi, la vita biologica, ma se questi salvataggi sono così eloquenti e commoventi, cosa sarà quando vedremo come Dio ci salva? Se i volontari della Protezione Civile sono capaci con il loro sacrificio e il loro coraggio umano di bucare il muro dell’indifferenza di così tante persone, cosa diremo quando scopriremo lo sforzo divino di Salvezza profuso per noi da Gesù Cristo? Quando alla fine, finalmente, comprenderemo quanta luce e forza promana dai Suoi Sacramenti?
Sarà un pianto doloroso, ma purificatore. Piangeremo per il Bene che potevamo fare se fossimo usciti da quelle tenebre. Piangeremo per aver sussurato solo all’ultimo quella preghiera. Quella preghiera sussurata che l’Amore aspettava per rispettarci, perchè ci fosse la libertà dell’amore. La preghiera che fa crescere il Regno di Dio: “Salvami, regna su di me!”.
di Padre Maurizio Botta C.O.





