Faraone

“Questa Settimana è Santa solo se non è solo un ricordo, se non è solo valori, se non è solo istruzioni per l’uso. È Santa se promana lo Spirito Santo perché in connessione vera con la Vita Eterna di Dio. O è così o a me non interessa…” così ci dicevamo aprendo il portale della Settimana Santa ormai sette giorni fa.

Oggi possiamo ripetere con ancora maggiore forza quelle parole. La resurrezione non è ritorno a questa vita biologica, ma vita nuova, diversa, definitiva; vita che ha superato lo spazio della morte, proprio della vicenda biologica, spazio che qui è stato oltrepassato da una potenza superiore.  La vita del Risorto non si svolge nell’ambito della vicenda biologica, ma fuori e sopra di essa. L’esperienza del Risorto non può essere ricondotta a discorsi a tavola e a ricordi che si sarebbero alla fine condensati nel pensiero che egli era vivo e che la sua causa andava avanti.

L’esperienza del Risorto attesta un farsi vicino che non è venuto dal cuore dei discepoli, ma è accaduto loro dal di fuori, si è imposto contro i loro dubbi e ha dato loro certezza: il Signore è veramente risorto. Colui che giaceva nella tomba non è più là, ma egli – proprio lui – vive.

Diceva mirabilmente il Card. Ratzinger in Introduzione al Cristianesimo, libro da studiare e ristudiare:

“Il troppo comodo tentativo di risparmiarsi, da un lato, la fede nel mistero del potente agire di Dio in questo mondo, pretendendo, al contempo, la soddisfazione di rimanere sul terreno del messaggio biblico, è un tentativo destinato ad andare a vuoto: non appaga né l’onestà della ragione, né le esigenze della fede. Non è possibile mettere insieme la fede cristiana e la «religione nei limiti della pura ragione»; la scelta è indispensabile. A chi crede, però, risulterà sempre più chiaro che la ragione ha la sua pienezza proprio nella professione di fede in quell’amore che ha vinto la morte.”

E per noi? A noi cosa cambia? Per dircelo nuovamente uso le immagini di alcuni meravigliosi inni e cantici pasquali che abbiamo ascoltato in questi giorni nella nostra chiesa Ad coenam Agni provvidi e Pange Lingua gloriosi… domani li troverete commentati sul blog.

Ecco aceto, fiele, canna, sputi, chiodi, lancia; il corpo mansueto è perforato e ne scaturiscono sangue ed acqua; la cui corrente lava la terra, il mare, le stelle, il mondo!

Tu sola (O Croce) fosti degna di portare il riscatto della stirpe [umana] e di preparare un porto all’umanità, che come naufrago navigante, il sangue sacro, effuso dal corpo dell’Agnello, ha unto.

Oggi Cristo opera con forza lavandomi e lavando tutta la creazione. Oggi Cristo opera salvandoci dal naufragio. Siamo naufraghi.

Protetti al vespro di pasqua dall’angelo devastatore veniamo strappati all’aspro potere del Faraone. …  Oh, vera e degna vittima per cui si frantuma gli inferi, il popolo in cattività è redento e vengono restituiti i doni della vita!

Cristo opera liberandoci da una schiavitù. Siamo schiavi senza di Lui. Veniamo liberati dalle catene di Satana. Senza il riconoscimento di questa nostra “cattività” la Pasqua è annullata. Senza il riconoscimento della violenza del Faraone non si capisce la liberazione.

Gustando il suo corpo santissimo rovente sull’altare della croce, come pure il suo sangue vermiglio, gustando Dio, viviamo.

Dio opera soprattutto donandoci la Sua Stessa Vita, quella Vita che ha superato i confini della nostra povera vita biologica così fragile. Vi chiedo di fermarvi a queste espressioni, il corpo di Cristo sulla Croce è rovente di Amore e gustando Dio nei sacramenti Viviamo veramente. Questo lavacro, questo salvataggio dal naufragio,  questa liberazione da Satana, questa Vita Eterna da gustare ora nei Sacramenti sono davvero oggi per me l’unico senso della vita. Quello che vi annuncio come pastore dicendovi: Cristo è veramente risorto!

di Padre Maurizio Botta C.O.

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