Un minuto sul Vangelo di oggi (06/04/2016)

luceAccogliendo la semantica di Giovanni, senza forzarla, scopriamo che le parole inferno e tenebre sono usate come sinonimi per indicare il non accogliere la vita, il calore, la bellezza della Luce. Gli uomini condannati sono quelli che amano le tenebre più della Luce (il verbo usato agapao è il verbo che indica sempre l’intensità con cui Dio ama). Non ci si riferisce a uomini che non hanno visto la Luce. Ci si riferisce a coloro che hanno odiato la Luce, coloro che hanno odiato Cristo perché illuminava  la malvagità del loro cuore. Hanno odiato la Luce e amato, dell’Amore che può essere riservato solo a Dio, le tenebre. Odiare la Luce, odiare Cristo, odiare le opere luminose di Cristo, odiare il cuore di Cristo. Rifiutarlo liberamente ed esplicitamente per il fatto che nonostante sia luce, calore e vita, mette in evidenza le tenebre. Come fanno le tenebre a non accogliere la luce? Allontanandosi. C’è sempre la libertà. Ci si allontana perché le opere malvagie non vengano alla Luce. Tutto quello che c’è di buono, di autentico, di vero viene a Cristo, sente attrazione per Cristo. Questo è molto importante nell’approccio con le persone che incontriamo. Ma il confronto con Cristo obbliga a giudicare le azioni che sono contro di Lui. È esperienza altrettanto evidente che quando uno fa il male tende a scappare, a sfuggire dalla luce. Quello di Dio non è un punto di vista è luce, verità su ogni aspetto della vita. Il vero motivo per cui la Luce non è amata è proprio per questa sua capacità di smascherare la falsità e la menzogna. Le cose cattive, malvagie, tenebrose spingono a mentire, a non essere trasparenti, a nascondersi. Al contrario colui che fa la verità ama la Luce, si manifesta a Gesù, esce dal nascondimento andando verso di Lui. C’è un nascondimento, quindi, di umiltà e vera mitezza, ma c’è anche un nascondimento per sfuggire dalla Luce e si possono distinguere dalla menzogna, dal mentire, perché chi ama le tenebre, chi fa cose malvagie non fa la verità. Non pratica la verità. Essere praticanti della verità, esercitarsi nel fare la verità.

di Padre Maurizio Botta C.O.

Vangelo   Gv 3, 16-21
Dal vangelo secondo Giovanni.
In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio.
E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».

Facebooktwitterredditpinterestlinkedinmail